Chi siamo
Siamo una squadra di professionisti con una significativa esperienza nel marketing e nella comunicazione. La passione per le strategie, l’amore verso il copywriting, l’entusiasmo verso le nuove tecnologie digitali ci portano ad aggiornarci continuamente sulle novità del settore. Ciascuno di noi è unico nella sua personalità anche se una cosa ci accomuna: la costanza e la dedizione con sui seguiamo ogni singolo progetto. Ci rivolgiamo a professionisti e imprenditori ai quali offriamo tutte le nostre competenze maturate negli anni prima come dipendenti e poi come liberi professionisti e ora come team. Oggi possiamo contare su un ampio numero di clienti storici che ci ripetono continuamente “che bello, pensate a tutto voi!”👉 Noi preferiamo consigliare piuttosto che vendere.
👉 Noi preferiamo informare piuttosto che imporre.
👉 Noi preferiamo soddisfare piuttosto che accontentare
La nostra mission
"Vogliamo aiutare professionisti e imprenditori ad individuare il loro vero valore aggiunto e differenziante (= punto di forza) e a comunicarlo con il giusto linguaggio e con gli strumenti più adatti. Tutto questo consente a chi comunica di differenziarsi dalla concorrenza generica, di rafforzare la sua credibilità e il suo prestigio e consente a chi legge di acquisire consapevolezza su bisogno che spesso non sa di avere e di trovare soluzioni che non sa che esistono"
Perchè scegliere noi
Hai deciso di leggere questa pagina perché sicuramente anche tu, come tanti altri, ti stai chiedendo perché scegliere proprio noi tra le tante alternative esistenti sul mercato.
In effetti, le tue sono perplessità comprensibili: ogni giorno anche tu sarai certamente bombardato dalle pubblicità più disparate di persone e agenzie che si contendono la clientela a suon di offerte, spesso al ribasso.
Solitamente chi fa leva sul prezzo è perché non ha elementi di valore su cui poggiare la propria proposta.
Noi lavoriamo diversamente.
🔶 Noi abbiamo ben due punti di forza che ci distinguono: la strategia e il copywriting. In più:
🔶 A noi interessa comprendere i bisogni del cliente: ascoltiamo attivamente le sue esigenze in modo da proporre soluzioni personalizzate.
🔶 A noi interessa fornire solo i servizi che servono a raggiungere gli obiettivi che vengono individuati
🔶 A noi interessa la cura del cliente: i nostri clienti sono costantemente seguiti; in più ci prendiamo tanta cura dei progetti che ci vengono affidati sollevando i clienti da ogni incombenza.
🔶 A noi interessa la soddisfazione del cliente: collaboriamo con i nostri clienti, monitoriamo i progetti, proponiamo varianti quando non performano come dovrebbero. Ecco perché i nostri clienti sono sempre contenti.
Ecco perché anche tu puoi affidarti serenamente a noi.
Ti abbiamo incuriosito e vuoi saperne di più? Visita la pagina “I nostri clienti” e vai a sbirciare: guarda i loro siti, vai sui loro social media, osserva le grafiche. Ecco tutto quello che vedi è tutto ciò che abbiamo fatto e continuiamo a fare per loro. Lo sai che sono tutti clienti storici, consolidati. Imprenditori e professionisti che anni fa ci hanno scelto e da allora sono con noi soddisfatti più che mai!
Ecco i nostri servizi
🔶 Social media management 🔶 Campagne sui social media e Google Ads 🔶 Personal Brand 🔶 Realizzazione siti internet, e-commerce e app 🔶 Realizzazione Landing Page e Funnel Marketing 🔶 Copywriting (scrittura di testi per comunicazione online e offline) 🔶 Consulenza e formazione su marketing e social media
I nostri clienti possono contare su questi ulteriori servizi
Sviluppiamo con Builderall
- Puoi realizzare un numero infinito di Funnel Marketing
- Implementare un sistema di e-mail marketing automation
- Gestire le prenotazioni
- Implementare webinar evergreen, cioè riproponibili in qualunque momento
- Attivare una piattaforma di e-learning
- Avere un CRM per la corretta gestione dei clienti
- Vendere abbonamenti online
- Avere 15 Domini a disposizione
- Illimitati Sottodomini
- Iscritti Illimitati
- 10GB Spazio Disco
- WordPress Basic Cloud Server
Ti assistiamo nella realizzazione dei tuoi webinar professionali
Realizziamo i tuoi video anche con droni
Gestiamo i tuoi social online ed offline
Progettazione
Briefing iniziale con il cliente per definire stato dell'arte, obiettivi, necessità. Consulenza strategica per definire il posizionamento, gli obiettivi e la strategia da implementare in accordo con le esigenze del cliente.
Reporting
Lavoriamo costantemente al fianco dei nostri clienti e, in caso di campagne di marketing, forniamo periodici aggiornamenti circa lo stato di avanzamento dei lavori in modo da ottimizzare tempi e risorse.
Attività
Gestione dei social media, cura del Personal Brand, Realizzazione di siti e app, Landing Page, Campagne di marketing sui social e su google, Funnel marketing, Scrittura testi online e offline (Copywriting) Formazione sul marketing e sui Social
Community Management
Interagiamo con gli altri utenti, rispondiamo ai messaggi, accettiamo e/o proponiamo le richieste di collegamento in modo da ampliare la rete di contatti e la visibilità.
La Web Agency e i suoi collaboratori: ecco come gestire i vari rapporti contrattuali
“Pensiamo a tutto noi!” Queste parole, magari dette con trono trionfalistico, possono essere la sintesi di un progetto che viene presentato dalla Web Agency al cliente che, entusiasmato da slide elettrizzanti, parole persuasive e convincenti, immagini accattivanti, decide di accettare il preventivo che viene proposto e, finalmente, il contratto è concluso.
Abbiamo già parlato su questa pagina dei rischi che si corrono non definendo compiutamente i termini contrattuali con un cliente, ma una Web Agency deve preoccuparsi anche dei rischi che corre al proprio interno e proteggersi da quello che possiamo chiamare il fuoco amico.
Il servizio completo che viene offerto sul mercato, infatti, richiede la partecipazione di più professionisti specializzati che possono andare dal social media manager al web developer; aggiungiamo il copywriter e, se richiesto, anche un community manager e, non dimentichiamoli, grafici, designer e fotografi oltre ai video maker e potremmo trovare anche altre figure in base ai contenuti dell’accordo e alle necessità del cliente.
Tutti i soggetti qui indicati possono essere inquadrati come dipendenti ma, come ben sappiamo, in moltissime realtà si tratta di professionalità non sempre presenti all’interno di un’unica struttura e, di conseguenza, devono essere contrattualizzate per periodi di tempo o su singoli progetti. Parliamo quindi sia di web agency strutturate sia di singoli professionisti che, una volta concluso un accordo, hanno bisogno di competenze di cui non dispongono. In entrambi i casi un eventuale errore, una dimenticanza, la cattiva esecuzione di parte del proprio compito da parte di un collaboratore o dipendente, sono evenienze che al cliente non possono essere giustificate da parte del titolare di una web agency (o dal professionista che si avvale di collaboratori) con la classica risposta “Non è colpa mia, ma del fotografo, della copywriter o del tecnico di sistema eccetera". Il cliente ha un unico interfaccia che risponde in toto davanti a lui: colui che ha firmato il contratto e si è assunto l’impegno di portare a termine il progetto.
Di ogni singola rotellina che compone il meccanismo di una web agency o di un progetto, unico responsabile è l’agenzia o colui che sottoscrive un accordo come “pilota” del progetto. Si tratta di un contesto in cui le responsabilità dei singoli che, ripetiamo, non sono opponibili al cliente, vengano ben chiarite nei rapporti con l’agenzia o il “pilota”. Non farlo potrebbe portare non solo ad incomprensioni nell’esecuzione del progetto o con il cliente, ma anche a possibili successivi contenziosi che potrebbero sfociare in licenziamenti o rotture di contratti e di conseguenza dei rapporti interpersonali. Un rischio che deve essere decisamente evitato ed è per questo che è opportuno sempre contattare “prima”, un avvocato che non andare da lui “dopo” a danno ormai fatto.
Ecco che, da ciò scaturisce la necessità che non solo i contratti con il cliente siano redatti da un professionista che conosca la realtà della materia, ma che sia consapevole anche delle dinamiche del progetto e del ruolo di tutti coloro che vi contribuiscono.
Una web agency dovrà pertanto ben chiari non solo i compiti dei singoli, ma anche indicarli in un contratto che, salvo il caso del lavoro subordinato, specifichi le responsabilità e le eventuali limitazioni delle stesse. Possiamo citare, a titolo di esempio, le tempistiche delle consegne di materiali, il controllo di qualità e, aspetto sempre fondamentale e mai sufficientemente considerato, quello dei dati personali di clienti, follower e collaboratori stessi.
Insomma, ogni web agency e ogni professionista della rete, deve tutelare non solo i rapporti con i clienti, ma anche con tutti i collaboratori. Ne guadagnerà non solo in tranquillità, ma anche affidabilità e immagine sul mercato.
Gianni Dell’Aiuto Avvocato
Google Ads o Facebook Ads: quale scegliere?
Se gestisci un’impresa o sei un professionista ed hai intenzione di espandere il tuo pacchetto clienti, devi necessariamente sfruttare la pubblicità online, utilizzando due preziosi strumenti: Facebook Ads e Google Ads.
La pubblicità sui due colossi del web, che vantano miliardi di utenti attivi mensilmente, è l’ideale per dare una marcia in più alla tua strategia di marketing online.
Ma ti starai sicuramente chiedendo quale, tra Google Ads e Facebook Ads, sia lo strumento migliore nel tuo specifico caso.
Si tratta di una domanda che mi viene posta spesso, anche perché sul web si trovano opinioni discordanti.
Cerchiamo quindi di fare chiarezza e di scoprire qual è lo strumento di pubblicità online che fa al caso tuo.
Meglio Facebook Ads o Google Ads?
Se ti stai chiedendo quale delle due piattaforme è superiore, sappi che ti stai facendo la domanda sbagliata.
Si tratta infatti di due strumenti profondamente differenti: Facebook Ads agisce su un social network, mentre Google Ads mostra gli annunci a pagamento su un motore di ricerca.
Di conseguenza, i potenziali clienti che vedranno i tuoi annunci sulle due piattaforme sono differenti: si trovano, cioè, ad una fase diversa del funnel.
Insomma, le due piattaforme non vanno viste necessariamente come concorrenti, da utilizzare in maniera alternativa: la maggior parte delle aziende usa sia Facebook Ads che Google Ads, sfruttando i punti di forza di entrambe le due tipologie di advertising online.
L’utilizzo congiunto di Facebook e Google è in grado di garantire sia un aumento della visibilità del brand, sia un miglioramento delle vendite.
Trattandosi di due piattaforme differenti, in effetti, anche gli obiettivi perseguibili mediante le ads su Facebook sono diversi rispetto a quelli che puoi ottenere mediante gli annunci PPC su Google.
Per questa ragione non possiamo stabilire quale, tra Facebook Ads e Google Ads, sia la forma di pubblicità migliore.
Si tratta di due strumenti che vanno utilizzati insieme, in una strategia di marketing digitale integrata.
Facebook Ads per la brand awareness
Facebook Ads può aiutarti a migliorare la consapevolezza che il pubblico ha su di te o sulla tua azienda.
Ricorda che il pubblico sui social media, molto probabilmente, non è alla ricerca di un prodotto o di un servizio, ma sta utilizzando il social con altri scopi.
Difficilmente, dunque, Facebook Ads porterà a delle conversioni dirette (anche se ovviamente può succedere).
Piuttosto, la pubblicità su Facebook può aiutare aziende e professionisti a farsi conoscere da un più vasto pubblico, ad affermare il proprio nome tra quelli degli esperti in un determinato campo, ad ottenere nuovi contatti.
Il tutto a prezzi abbastanza bassi: gli annunci Facebook Ads sono infatti notoriamente abbastanza economici e, quindi, anche budget non molto elevati consentono di raggiungere un pubblico abbastanza vasto.
Google Ads e le conversioni
Google Ads, invece, funziona in maniera differente. Gli annunci PPC di Google vengono infatti mostrati agli utenti che digitano determinate parole chiave.
A differenza dell’utente medio che utilizza i social media nel tempo libero, il potenziale cliente che effettua una ricerca su Google sa esattamente cosa sta cercando.
E, tra l’altro, lo sta cercando proprio in quel preciso istante.
A differenza della pubblicità su Facebook che promette ottimi risultati con un piccolo investimento, l’utilizzo di Google Ads prevede un budget maggiore; eppure, pagherai solamente se un utente farà click sul tuo annuncio o per ogni mille impression.
Tuttavia, il maggior prezzo è giustificato dal fatto che il traffico proveniente da Google è altamente qualificato. Utilizzando le parole chiave giuste, quindi, sarai in grado di aumentare le conversioni.
Chi ha visto il tuo annuncio su Google, in altre parole, ha una buona probabilità di concludere immediatamente l’acquisto.
Vuoi qualche consiglio in più su Google Ads e Facebook Ads? O magari non sai come impostare le tue campagne di advertising? Contattaci per una consulenza mirata!
Laura Caracciolo, Social Media Manager
AAA Vendiamo like, follower, commenti e condivisioni
Non facciamo gli ingenui o né cerchiamo di nasconderci dietro la classica foglia di fico. Sappiamo bene che si trovano in vendita like, follower e profili. A quale imprenditore o professionista non è mai giunta una e-mail con la quale, a fronte di un pagamento di poche centinaia di euro (cifra standard), viene offerto un pacchetto di follower su un account social? Secondo il Sole24ore con soli trecento euro si possono portare a casa 3.500 commenti, oltre 25.000 like e almeno 5.000 follower. Molte offerte giungono dall’India, altre dalla Cina, ma anche dalle terre italiche potrebbe giungere una e-mail con cui viene richiamato l’interesse di chi cerca visibilità online con migliaia di profili “tutti italiani e tutti verificati” se non addirittura certificati (?!).
Chi può cadere in tentazione e decidere di effettuare un simile acquisto? Possiamo essere certi che se esiste un’offerta è perché c’è una domanda. È una banale legge logica dell’economia. Non lanciamoci in questa sede su definizioni degli acquirenti perché potrebbero emergere termini poco edificanti e limitiamoci al settore specifico dei Social Media manager per prendere, purtroppo, tristemente atto che anche qualcuno di loro potrebbe essere indotto a questa irrituale forma di approvvigionamento.
Allo stesso modo, per completare il quadro, si potrebbe acquistare una mailing list fornita da perfetti sconosciuti la cui origine potrebbe essere il darkweb dove, è bene saperlo, circolano grandi quantità di file con mail personali e personali rubate nei database di qualche azienda che vede così messo alla mercè dell’intera rete tutto il patrimonio rappresentato dai dati dei propri clienti.
Ma, per tornare ai pacchetti di follower, e a come qualche SMM poco diligente possa acquistarli, pensiamo che sono in circolazione non pochi operatori che garantiscono risultati mirabolanti ai loro clienti in termini numerici e, forse, addirittura già sanno che laddove non li raggiungessero possono sempre ricorrere a questo mercato di fatto in nero. Magari la loro opera di convinzione del cliente a concludere il contratto con cui viene loro affidata la gestione dei social è iniziata proprio con un sito nel quale vengono garantiti risultati certi di visibilità, vendite e, appunto, follower.
Ricordiamo, e non ci stancheremo di ripeterlo, che giuridicamente l’obbligazione di un SMM è quella di mezzi, vale a dire fare tutto il possibile nel rispetto dei canoni di diligenza e buona fede per raggiungere un risultato che non può essere garantito. Il risultato è ciò che il cliente vuole, ovviamente, ma darlo come certo è già indizio di malafede e poca professionalità.
E se addirittura il SMM già avesse in mente di acquistare like e follower falsi si ravvisa malafede e gli estremi della truffa contrattuale; aggravante, inoltre, potrebbe essere l’acquisto di pacchetti creati da dei bot.
Ovvio che un simile comportamento avrebbe conseguenze sul contratto di cui il cliente ben può chiedere la risoluzione per inadempimento e anche il risarcimento del danno. Altre conseguenze potrebbero derivare se il creatore dei profili fake avesse usato immagini di altre persone incorrendo oltre che nella violazione delle norme in materia di diffusione delle immagini di persone, abbia commesso il reato di sostituzione di persona (Art. 494 Codice penale). Non è azzardato ipotizzare la ricettazione.
Questo proliferare di like e follower falsi costituisce inoltre un vero e proprio sistema di doping che falsa il mercato e la concorrenza tra aziende e, anche, tra coloro che utilizzano i social per promuovere la loro immagine. Conseguenze ulteriori a cui forse non pensiamo?
Oltre ad acquistare follower per sé, qualcuno potrebbe anche acquistare haters e commenti negativi per il competitor oppure profili e-mail da cui far partire attacchi o vere e proprie shitstorm per danneggiare i siti e l’immagine della concorrenza.
Le piattaforme social hanno il loro bel da fare per cercare di combattere il fenomeno ma, in ogni caso, chi vuole utilizzare lo strumento social deve tenere presente i rischi che corre se non affidarsi a web agency, SMM e professionisti qualificati e che non accettino compromessi sotto questi punti di vista, ma anche tutelarsi preventivamente con avvocati che sappiano predisporre contratti che garantiscano il cliente da questa vera e propria forma di pirateria.
Gianni Dell’Aiuto, Avvocato
Piramide della consapevolezza: come utilizzarla per la tua attività
Hai un’azienda o un’attività in proprio o magari sei un professionista e ti capita di chiederti quali siano i processi che portano i clienti a scegliere un competitor piuttosto che te? Probabilmente è tutta colpa della piramide della consapevolezza!
I clienti, infatti, correlano emozioni positive ai brand verso i quali provano fiducia e questo spesso consente di orientare le loro scelte, presenti e future.
Dunque, la comprensione del modo in cui un cliente si relaziona nei confronti delle varie aziende potrebbe fare la differenza in termini di aumento dei clienti, o della loro fedeltà nei tuoi confronti.
Ed è proprio qui che entra in gioco la piramide della consapevolezza: grazie ad essa, possiamo identificare quali sono le emozioni che i clienti, attuali o potenziali, provano nei confronti dei tuoi prodotti e servizi.
Oggi scopriremo insieme come puoi utilizzare questa piramide per fidelizzare i clienti.
Piramide della consapevolezza: cos’è
Possiamo definire la piramide della consapevolezza come una sorta di percorso; in questo percorso, guideremo i consumatori da un primo livello, in cui il consumatore stesso non ci conosce, fino all’ultimo livello, in cui il consumatore risulta fidelizzato.
Si tratta, insomma, di un funnel che ha l’obiettivo di dirigere ed orientare le scelte dei consumatori.
Non esiste una versione unica della piramide della consapevolezza ma, indipendentemente dalle varie versioni proposte, possiamo individuare degli step fondamentali, che coincidono con i cinque livelli di consapevolezza di Schwartz:
- Unawere
- Problem Aware
- Solution Aware
- Product Aware
- Most Aware
Nella prima fase, ossia Unaware, il consumatore non conosce i prodotti che hai da offrire e, probabilmente, non ha neanche consapevolezza del problema. Consapevolezza che interviene al secondo step, quello del Problem Aware, quando il consumatore riscontra il problema e ne diviene consapevole.
La terza frase, la Solution Aware, coincide invece con la scoperta che esiste una soluzione alla problematica riscontrata; in questo step, comunque, il consumatore non ha ancora percezione di come la tua azienda potrebbe risolvere i suoi problemi.
Il penultimo step, il Product Aware, riguarda la consapevolezza che il consumatore acquisisce circa il tuo brand, oltre che in merito alle soluzioni al suo problema che sei in grado di offrire. Ma in questa fase, il potenziale cliente non ha ancora deciso se sceglierti o meno.
Se gli proporrai l’offerta migliore, allora il consumatore diventerà tuo cliente ed entrerà nell’ultimo step, quello denominato come Most Aware: in questa fase, il consumatore si trasformerà in cliente ed acquisterà il tuo prodotto.
La piramide della consapevolezza, insomma, segue il consumatore step by step, attraverso le fasi che gli permettono di sviluppare una relazione con il tuo brand.
Come utilizzarla per fidelizzare i clienti
Cerchiamo adesso di capire come puoi sfruttare la piramide della consapevolezza come strumento di fidelizzazione dei tuoi clienti, oltre che come tecnica per trasformare i contatti in clienti paganti.
Ovviamente, tutto dipende anche dalla fase della piramide in cui il consumatore si trova.
Infatti, se il potenziale cliente si trova in una fase iniziale, dovremo utilizzare una comunicazione differente rispetto a quella utilizzata con un cliente che si trova ad un livello di consapevolezza elevato, al quale dovremo fare la nostra migliore offerta.
In linea generale, per i consumatori che si trovano ai primi step della piramide della consapevolezza, sarà necessario concentrarsi sul potenziamento della brand awareness. In questo modo, i consumatori acquisiranno consapevolezza e inizieranno a conoscere la tua azienda.
Via via che il consumatore procede all’interno della piramide della consapevolezza, dovrai mostrargli che il tuo prodotto è superiore rispetto a quello dei competitors.
Ricorda, infine, che le fasi finali della piramide della consapevolezza saranno quelle che faranno la differenza; se vuoi che il potenziale cliente scelga te, dovrai essere convincente e giocarti al meglio la tua USP.
Vuoi qualche consiglio pratico su come applicare la piramide della consapevolezza al tuo caso, per aumentare i tuoi clienti e fidelizzare quelli appena acquisiti? Contattaci subito, siamo qui per darti una mano!
Laura Caracciolo, Social Media Manager
Comfort zone nel digital
Tra marketing e dati ecco lo spazio personale in cui i Social Media Manager devono lavorare
La comfort zone è quell’area di sicurezza in cui ogni essere umano si sente protetto e, spesso, dalla quale non vuole uscire; è uno spazio di cui ognuno è geloso e difficilmente mette in mano ad altri le chiavi di accesso a questo spicchio di intimità. Da un lato gli psicologi e i coach motivazionali consigliano sempre di uscire dalla zona di comfort per crescere, migliorare la propria vita, i propri risultati personali ma, dall’altro lato, forze non solo interne spingono a non allontanarsi troppo da quell’area superprotetta in cui nessun male può accadere. Paura, aspetti caratteriali, esperienze del passato incidono ma anche elementi esterni vogliono che si rimanga dentro quegli spazi e, purtroppo, oggi complottano per fare sì che ognuno di noi resti nel suo angolo; tra questi i social.
Le piattaforme social hanno cambiato il nostro modo di vivere, le regole della comunicazione e tutte le interazioni personali e, di conseguenza, il mondo del marketing e della pubblicità. Sono nate nuove professioni e altre sono completamente cambiate. La figura della stenodattilografa è solo un ricordo di un passato che sembra lontanissimo mentre aziende e professionisti non possono prescindere da un buon social media manager che, come dice il nome, è la figura che si muove sui nuovi strumenti che mettono in contatto le persone.
Qualcuno ha detto che le piazze virtuali dei social sono addirittura un nuovo modo di vivere e il progressivo costante sviluppo del metaverso di cui Zuckerberg ci ha reso partecipi induce a ritenere che vivremo sempre più in nella realtà virtuale e potremo agire con gli altri utenti in maniera interattiva muniti di visori, guanti e esoscheletri.
Facciamo ora un passo indietro. Uno spazio social viene modellato da ogni singolo utente nel modo che più gli aggrada e il primo forse istintivo passo è quello di vietare l’accesso a persone sgradite, con cui non vuole interagire, che la pensano diversamente, che appartengono ad una razza o etnia che non piace o che, più semplicemente, stanno antipatiche. Forse non ci siamo fermati abbastanza a riflettere sulla circostanza che scegliere con chi interagire sui social è una forma di razzismo e intolleranza che raggiunge il suo apice quando, con un click, eliminiamo chi non gradiamo più nel nostro spazio. Come un dittatore taglia la testa ai suoi oppositori, l’utente social con la punta di un dito banna e blocca chi vuole e che, in quel momento, ha violato la sua comfort zone.
Se i sociologi avvertono di quanto questo atteggiamento possa portare a problemi di contatto umano e specialmente nei giovani, essere un inibitore di relazioni fisiche, gli operatori del web vanno in questa direzione e il percorso intrapreso sembra senza ritorno. Da qui la necessità per i social media manager di far muovere le possibili interazioni degli utenti tenendo presente che ogni volta in cui giunge all’interessato un messaggio sulla propria bacheca si va a toccare il suo spazio personale, la sua intimità. Un compito decisamente non semplice ed estremamente delicato quando, inoltre, si consideri che tutto ciò deve essere fatto prima di tutto nel pieno rispetto del GDPR ma anche tenendo presente che ogni errore o una eccessiva invadenza si può tramutare nella perdita di un follower e, conseguentemente, di un potenziale cliente.
Ricordiamo che sulle pagine degli utenti che hanno scelto di far parte di una community i messaggi e i post che vengono inviati compaiono perché è stato scelto di riceverli, ma basta un piccolo errore perché questa volta il click con cui si elimina una pagina o si esce da un gruppo perché l’immagine e il messaggio non rientrano più tra quelli benvenuti in una comfort zone. Allo stesso modo un’eccessiva analisi delle preferenze potrebbe configurare forma di trattamento dati che esula da quella accettata, ad esempio, da chi ha scelto di ricevere newsletter e si trova le caselle invase da troppa posta e pubblicità fin troppo personalizzate.
Da qui la necessità che aziende e imprenditori quando vanno a scegliere i loro social media manager non si lascino abbindolare solo dai risultati offerti, magari magnificati, da una web agency ma, prima di tutto, dalle modalità che saranno utilizzate per agire con i suoi follower ricordando che ogni singolo messaggio che inviano tocca quella privacy della sfera virtuale che ognuno di loro si è costruita intorno e vuole proteggere.
Non ultimo rischio, oltre a quello di perdere utenza, quello di una denuncia al Garante per la Privacy purtroppo spesso sottovalutato.
Gianni Dell’Aiuto
Avvocato
LinkedIn: tutti i termini da conoscere per sfruttarlo al meglio
LinkedIn è un Social Media diverso da tutti gli altri: ti permette di entrare in connessione con professionisti del tuo stesso settore ma anche di relazionarti con aziende affini con le quali instaurare delle proficue relazioni commerciali.
Eppure, se non conosci bene LinkedIn o se hai iniziato ad usarlo da poco, alcuni termini potrebbero sembrarti un po’ ostici.
Dunque, se sei una new entry su questa piattaforma ma vuoi comunque imparare a padroneggiarla al meglio per potenziare la tua attività o le tue connessioni professionali, sei nel posto giusto: analizzeremo insieme tutti i termini che devi assolutamente conoscere per sfruttare le potenzialità di LinkedIn.
Terminologia base: Profilo, connessioni, feed
Il primo termine da conoscere quando si inizia ad utilizzare LinkedIn è “profilo”; si tratta, in sostanza, della tua pagina, dove sono contenute le informazioni visibili agli altri utenti. Il tuo profilo LinkedIn è una sorta di curriculum che ti permette di mostrare la tua storia professionale.
Se hai un’azienda, devi aprire anche una pagina aziendale: si tratta del profilo specifico pensato per condividere informazioni aziendali, prodotti e notizie. Un’adeguata e curata pagina aziendale è molto utile anche per incrementare la brand awareness della tua azienda.
Passiamo adesso alle connessioni: si tratta delle persone che fanno parte della tua rete LinkedIn. Per fare un paragone con altri Social Media e capirci meglio, possiamo considerare le connessioni LinkedIn come l’equivalente degli amici su Facebook.
Puoi vedere tutti gli aggiornamenti ed i post condivisi dalla tua rete sul feed, che rappresenta l’insieme dei contenuti condivisi dalle tue connessioni.
All’interno del feed puoi anche vedere i post sponsorizzati, ossia tutti gli annunci per i quali le aziende hanno pagato.
Termini LinkedIn e lavoro: recruiter, competenze e conferme
LinkedIn, lo accennavamo, non è un Social come gli altri: grazie a questa piattaforma, è anche possibile trovare delle opportunità di lavoro.
Questo perché alcune aziende incaricano dei recruiter, ossia dei reclutatori, per la ricerca di nuovi dipendenti o collaboratori con cui avviare un rapporto di lavoro.
Un recruiter può pubblicare offerte di lavoro o contattare direttamente gli utenti che ritiene interessanti ed in linea con quanto ricercato dall’azienda.
Nella scelta dei recruiter avranno importanza le competenze e le conferme mostrate sui profili: i componenti della tua rete (magari colleghi o persone che hanno collaborato con te) possono infatti lasciare una sorta di feedback che confermi che le tue competenze sono reali.
Funzionalità aggiuntive: LinkedIn Pulse ed InMail
Se vuoi distinguerti dalla massa e se vuoi farti notare, oltre che per il tuo profilo e per le tue competenze, uno dei termini che devi assolutamente conoscere è LinkedIn Pulse.
Si tratta, in sostanza, della sezione blog di LinkedIn, che permette agli iscritti di postare dei blog post che possono avere un massimo di 125.000 caratteri.
E c’è un plus che ti farà apprezzare LinkedIn Pulse: la sezione potrà aumentare la tua visibilità in quanto i contenuti presenti su Pulse vengono indicizzati dai motori di ricerca.
Questo significa che coloro che ricercheranno sui motori di ricerca le parole chiave da te utilizzate, potranno trovare il tuo blog post su Pulse anche se non sono attualmente connessi con te su LinkedIn.
Si tratta, insomma, di un’opportunità in più per aumentare la tua visibilità.
Infine, l’ultimo termine da conoscere se hai iniziato ad utilizzare LinkedIn e vuoi sfruttarlo al meglio è InMail.
Non lo abbiamo ancora detto, ma LinkedIn non consente di inviare messaggi agli utenti se non fanno parte della tua rete.
InMail è una funzione premium che consente agli abbonati di inviare messaggi anche a profili con i quali non si è ancora stabilità una connessione.
Hai ancora qualche dubbio su LinkedIn e sul suo utilizzo ottimale per aziende e professionisti? Allora contattaci subito senza impegno.
Laura Caracciolo, Social Media Manager
Emoji: come e quando usarle per la tua comunicazione online
Emoji: si o no? Devo utilizzarle per la comunicazione? Te lo sarai chiesto tantissime volte.
Ebbene, sappi che quelle colorate faccine rappresentano uno dei più importanti strumenti di comunicazione a tua disposizione quando ti rivolgi ai tuoi contatti e ai tuoi clienti con post sui social o via e-mail.
Possiamo considerare le emoji come la risposta digitale alla comunicazione non verbale, che permettono di dare informazioni sul nostro stato d’animo anche quando non siamo fisicamente presenti.
Le emoji, infatti, non solo sono in grado di dare un tocco di vitalità alla comunicazione online, ma riescono a sopperire alla mancanza di comunicazione corporea, esprimendo le nostre emozioni e sentimenti.
Ovviamente, ci sono dei casi in cui il loro utilizzo è appropriato, mentre in altri casi dovresti evitare di usarle.
Ecco quando devi utilizzare le emoji e quando no e in che modo puoi sfruttarle al meglio per potenziare la tua comunicazione.
Quando utilizzare le emoji…
Quando stai scrivendo un’e-mail per i tuoi contatti o vuoi condividere un nuovo post sul blog o sui tuoi canali social, utilizzare le emoji potrebbe darti un grande vantaggio.
Infatti, il loro utilizzo ti farà apparire meno formale e i tuoi potenziali clienti ti percepiranno come un essere umano del tutto simile a loro.
La capacità di esprimere le tue emozioni in maniera colorata e digitale tramite le emoji non solo non passerà inosservata, ma consentirà di consolidare le relazioni che intrattieni con i tuoi clienti.
Potrai entrare in connessione profonda con loro, che troveranno il tuo messaggio più accattivante rispetto a quello dei tuoi concorrenti che, invece, hanno deciso di non utilizzare le cosiddette “faccine”.
Inoltre, le emoji ti consentiranno di esprimere sentimenti che, per iscritto, sarebbero molto difficili da comunicare: ti salveranno quindi da eventuali malintesi.
Vedi dunque le emoji come un’opportunità per potenziare la tua comunicazione online.
Ricorda, però, che le emoji possono essere un potente strumento per veicolare emozioni, ma solo se non esageri col loro utilizzo.
E-mail piene zeppe di faccine corrono il rischio di essere percepite come pubblicità aggressiva, post sui Social Media in cui esageri con le emoji potrebbero essere volutamente ignorati.
Considera anche che spesso i provider e-mail decidano di bloccare automaticamente i messaggi contenenti troppe emoji, classificandoli come spam.
Evita dunque di abusarne.
…e quando dovresti farne a meno!
Fai attenzione: non tutti i business si prestano all’utilizzo di emoji!
Addirittura, ci sono dei casi in cui potresti apparire meno competente di quanto tu non sia in realtà proprio a causa dell’utilizzo di emoji.
Infatti, in settori molto formali, l’utilizzo di questo strumento potrebbe farti passare per un professionista con poca professionalità, cosa che potrebbe incidere negativamente sulla tua reputazione.
Di solito, se il tuo target di riferimento non è giovanissimo, dovresti evitare di utilizzarle.
Stesso discorso va fatto se operi in contesti B2B: un conto, infatti, è comunicare direttamente coi consumatori, che potrebbero restare colpiti dal sapiente utilizzo delle emoji, un altro è inviare e-mail piene di faccine ad un altro brand o professionista con il quale si collabora.
Se decidi di iniziare ad utilizzare questo strumento, accertati di operare in un contesto informale.
Le emoji non sono infatti molto adatte per contesti caratterizzati da formalità.
Per essere certo di non sbagliare, è molto importante che tu conosca benissimo il tuo pubblico di riferimento; prima di iniziare ad utilizzare gli emoji, assicurati di conoscere i dati demografici del tuo target: nel caso di un pubblico relativamente anziano, potresti non essere compreso o, addirittura, dare luogo a dei fraintendimenti.
Hai ancora qualche dubbio sulle emoji? Non sai se sono adatte o meno al tuo pubblico di riferimento? Allora contattaci subito, analizzeremo insieme la composizione del tuo target per scoprire se devi iniziare ad utilizzarle fin da adesso!
Laura Caracciolo, Social Media Manager
Fake news: ecco come riconoscerle
Come si fa a riconoscere una fake news e quale responsabilità hanno gli operatori del web?
Partiamo da un presupposto: credere ad una notizia falsa è molto più semplice di quanto non si pensi. Può essere addirittura piacevole e sicuramente facile adagiarsi su una non verità magari perché è di semplice comprensione o è bello crederci. Lo avete fatto anche voi. Non mi credete? Ripensate allora a Babbo Natale. Sono pronto a scommettere che qualche lettore è rimasto scioccato quando ha appreso che il simpatico vecchietto con la barba bianca che portava i doni non esisteva.
Avevamo gli strumenti per rendercene conto? Forse. Tuttavia, chi manipolava quella falsa credenza, addirittura mamma e papà, facevano di tutto per mantenere i figli in quello stato di beata ignoranza chiamato infanzia in cui era bello magari credere anche ad un drago da uccidere con una spada ed avere in cambio l’amore di una bellissima principessa che assomigliava alla vicina di banco con la bocca sporca di marmellata.
Oggi ci troviamo in contesti in cui le fake news sono parte integrante del nostro quotidiano e, in particolare, di chi naviga in Internet. Si consideri inoltre che con le fake news è addirittura più facile guadagnare. Un rapporto di NewsGuard e Comscore ha messo in evidenza che si riesce ad avere in media sei volte più like ed interazioni con una fake news rispetto alle notizie vere.
Un dato di fatto sconcertante viene dallo stesso rapporto che analizzando oltre seimila siti ha scoperto che quasi il dieci percento diffonde sistematicamente fake news e bufale. Facile per loro oltre che conveniente: aumentano traffico, interazioni, condivisioni e, in ciò, vengono aiutati da un pubblico molto distratto, se non realmente ignorante che appena legge una notizia strana o particolare reagisce con quel “nel dubbio diffondo” che non pochi danni ha creato finora. Scettici? Non vorrei citare una ad una le centinaia di notizie false e la disinformazione intorno al Covid ma, per restare in ambiente medico pensiamo alle “cure miracolose” per il cancro a base di limonata e bicarbonato (e i decessi di chi vi ha creduto) oppure per toccare un argomento che sembra prenda sempre più piede la terra piatta. Chiediamoci anche (pur rispettando una scelta laddove sia veramente etica), quanti vegani vi sarebbero senza internet e, in particolar modo, quelli che credono l’uomo sia nato frugivoro. Ci siamo imbattuti anche in respiriani e chi è convinto che i dinosauri non siano mai esistiti (ma se è per questo anche il Molise).
A volte, ammettiamolo, è difficile comprendere se la notizia sia vera o falsa e, su queste ultime, se non sia una vera e propria provocazione come lo erano, ad esempio, le comunicazioni provenienti dal Comune di Bugliano, ridente paesino toscano letteralmente inventato il cui sindaco emanava ordinanze quali il divieto di trucco per le studentesse, accettava autocertificazioni sulla vaccinazione anche omeopatica e ordinava ai possessori di cani di tenerli legati la notte per permettere botti liberi a capodanno. Qualcuno vi ha creduto al punto che l’inesistente sindaco è stato querelato da un avvocato portavoce dei novax. Potremmo andare oltre.
Dalle Fake è possibile difenderci; fat-checking, controlli incrociati, verifica delle fonti, il Test CRAAP (Currency, Relevance, Authority, Accuracy, Purpose), ed il PROVEN (Purpose, Relevance, Objectivity, Verifiability, Expertise, Newness) sono strumenti messi a disposizione dalla stessa rete per verificare già ad un primo esame la bontà della notizia. Esistono anche pagine web dedicate a smascherare proprio la disinformazione ma, come ben sappiamo, gli spacciatori di falsità sanno come muoversi per abbindolare il proprio pubblico.
In tutto ciò come si devono porre gli operatori del web? In particolare i creatori di siti e pagine social ma anche i gestori delle stesse, come devono comportarsi? Siamo abituati, ad esempio, a ricevere offerte quotidiane a mezzo mail, WhatsApp messaggi social da parte di “fornitori” di pacchetti di follower certificati, mailing list sicure e con il consenso già rilasciato e così via. La voglia di cedere a queste offerte potrebbe essere alta ma, al contempo, potrebbe essere altrettanto alta la tentazione di diffondere notizie false per avere una maggiore audience. Anche qui non mi credete? Immaginiamo un creatore di contenuti che ben pensa di scrivere che “studi scientifici indipendenti dimostrano che i nostri prodotti fanno bene, fanno dimagrire e sono i meno cari sul mercato.” Pensate davvero che buona parte dei tipici internauti si preoccuperebbero di chiedere verifica di questi studi? Un “pubblicitario” manipolatore si affida a questo. Non sono stati proprio loro a farci credere che esiste la famiglia del Mulino Bianco?
Affidarsi ad un’agenzia di comunicazione qualificata, che non ricorra a simili espedienti è a dir poco fondamentale; quando giungono offerte con “risultati garantiti”, “maggiori follower” e così via, il dubbio deve essere la prima reazione e si dovrebbe chiedere quali strumenti si intendano utilizzare. I rischi? Oltre a quelli di non avere i risultati sperati anche quello di essere coinvolti in spiacevoli questioni legali.
Gianni Dell’Aiuto
Avvocato – Data Protector Officer
Content marketing: come usarlo per la tua comunicazione
Spesso si tende a distinguere in maniera netta il content marketing dalla comunicazione che si avvia per mezzo di differenti canali, come se fossero due aspetti diversi.
Eppure, contenuti e comunicazione sono strettamente connessi tra loro: è proprio attraverso i contenuti che puoi avviare il dialogo con il tuo pubblico per informare, persuadere ed educare i tuoi utenti.
Inoltre, grazie al content marketing, puoi veicolare oltre ad utili informazioni anche i tuoi valori: quelli che ti hanno portato a scegliere la tua professione o la tua attività e a preferirla rispetto a tante altre.
Vuoi iniziare a sfruttare il content marketing per migliorare la tua comunicazione?
In questo articolo ti spiego come fare!
I vantaggi di un content marketing sulla brand communication
Prima di capire come utilizzare i contenuti per la comunicazione della tua attività professionale o aziendale voglio illustrarti tutti i vantaggi del content marketing.
Il content marketing non è altro che quella strategia di marketing (digitale, ma non solo) che prevede la creazione di contenuti che mirano ad intrattenere, educare e convertire in cliente un semplice utente, magari un visitatore del tuo sito o un tuo fan sui social media.
Sfruttare i contenuti in una strategia multicanale che preveda l’utilizzo dei tuoi social media, del tuo sito e la tua mailing list, può sicuramente essere decisivo per i tuoi clienti perché li convince a preferire te rispetto alle tantissime alternative esistenti oggi sul mercato.
I contenuti di valore hanno un impatto molto positivo sui clienti perché consentono loro usufruire di informazioni utili che altrimenti si vedono costretti a cercare (ancor peggio a trovare!) sui siti della concorrenza.
Inoltre, una comunicazione sostenuta da contenuti idonei ti permetterà di essere percepito come un professionista di riferimento nel tuo settore o come un brand degno di rispetto, i cui servizi e prodotti sono migliori rispetto a quelli della concorrenza.
Di conseguenza, i potenziali clienti saranno ben felici di scegliere te, perché percepiranno il tuo Studio Professionale o la tua azienda i migliori sul mercato.
I contenuti possono anche generare delle discussioni con gli utenti, oltre che dei commenti positivi da parte del pubblico; il riscontro positivo è in grado sia di generare nuovi contatti potenzialmente interessati, sia di garantire la fidelizzazione dei clienti che hanno già ti hanno prescelto su tanti.
Tutti questi vantaggi possono essere ottenuti solo grazie ad una strategia di content marketing mirata e di qualità.
Come migliorare la tua comunicazione grazie al content marketing
Cerchiamo adesso di analizzare il modo più corretto per sfruttare il content marketing per migliorare la comunicazione del tuo Studio Professionale o del tuo brand.
Innanzitutto, accertati di aver a disposizione le piattaforme giuste.
Anche se i contenuti vengono oggi principalmente veicolati grazie ai social media, ricorda che hai anche altre opportunità, come le newsletter e i post sul tuo blog.
Cerca di analizzare il tuo target e di scoprire quali sono le piattaforme che utilizza maggiormente per entrare in contatto con te: il fine ultimo è stabilire un dialogo attivo e costante coi tuoi clienti. Se non utilizzi gli stessi canali scelti dal tuo target, rischi di perdere una importante fetta di pubblico.
A seconda del settore in cui operi può essere utile considerare l’utilizzo sia di canali online che offline, mescolando sapientemente l’utilizzo dei media tradizionali (come giornali, riviste, radio e TV locali) con la pubblicità digitale su facebook o su google.
Ricorda poi che, se l’obiettivo della tua strategia di content marketing è il miglioramento della comunicazione, non puoi limitarti ad avviare un monologo, ma devi incentivare il dialogo costante con i tuoi potenziali clienti.
Mettili sempre al centro dell’attenzione quando crei dei contenuti, che per loro dovranno essere interessanti e di valore.
Risolvere i problemi che i tuoi seguaci si trovano ad affrontare e mostrare loro che comprendi i loro bisogni, fornendo anche utili soluzioni, ti aiuterà a rafforzare il dialogo e a far sì che chi ti segue si fidi di te, creda in te e ti scelga come figura professionale di riferimento per le sue esigenze e per quelle dei suoi conoscenti ai quali sarà ben felice di referenziarti.
In definitiva: il content marketing è uno dei migliori strumenti di comunicazione che hai a disposizione per entrare in contatto coi tuoi lead. Cerca di sfruttarlo al meglio!
Iniziare ad usare il content marketing è semplice, contattaci per una consulenza gratuita.
Laura Caracciolo, Social Media Manager
Tag e foto altrui sui social: davvero serve il consenso?
“Ho messo la nostra foto on line!” o “Posso postare la nostra foto?
“Ti ho taggato!” o “Posso taggarti”?
Le implicazioni giuridiche dei gesti quotidiani tra legge e galateo della rete
Una vita che si sposta sempre più sui social e, di conseguenza, un mercato in costante crescita, cambia i nostri comportamenti su come vengono utilizzati questi nuovi mezzi di comunicazione e di manifestazione del pensiero. Si potrebbero scrivere fiumi di inchiostro (o digitare milioni di byte come è più giusto forse corretto dire oggi?) sull’argomento e non mancheremo di tenervi informati. Oggi parliamo di fotografie e TAG.
Pubblicare una propria fotografia online è diventato un gesto quotidiano e, per non pochi, istintivo se non addirittura compulsivo. Anche noi abbiamo un amico o un conoscente che ci delizia sui social rendendoci edotti di ogni momento della sua giornata, dei suoi pensieri, di ciò che mangia accompagnando il tutto con serie di fotografie che, non dimentichiamolo, entrano nella potenziale disponibilità di tutta la rete. Non solo, quindi, di amici e della cerchia dei follower, che può essere più o meno ampia, ma anche di malintenzionati, pirati informatici, creatori di falsi profili e false identità a cui viene gentilmente messo a disposizione tutto il materiale e le informazioni per commettere reati a danno non solo del diretto interessato, ma anche dei suoi amici e contatti.
Purtroppo, spesso, non riflettiamo sul fatto che un nostro gesto può mettere in difficoltà anche altre persone, che potrebbero non gradire. Ma andiamo con ordine e, prima di tutto, ricordiamo che il nome e l’immagine di una persona sono dati personali che, insieme ad altri, fanno parte del patrimonio della sua identità che non possono essere utilizzati senza un suo esplicito consenso. Farlo senza autorizzazione vuol dire violare la riservatezza di una persona con il rischio che ci chieda i danni. Ricordiamoci anche che avere il permesso di scattare una foto con qualcuno NON ci concede automaticamente il diritto di pubblicarla. Dobbiamo quindi chiedere il consenso ad un amico per pubblicare una foto in cui siamo a tavola insieme? Sarebbe corretto e, in ogni caso, ricordiamo che siamo obbligati a togliere dai nostri profili, e quindi dalla rete, le foto da noi pubblicate dove vi sono altre persone che ci chiedono di farlo.
Per quanto riguarda i minori la questione diventa ancora più delicata; se dopo i 14 anni possono scegliere se “dare in pasto” alla rete le loro immagini, al di sotto di questa età è necessario il consenso di entrambi i genitori che, in ogni caso, dovrebbero essere consapevoli dei rischi a cui espongono i loro figli e di cui ci siamo già occupati (https://www.emeracomunicazione.it/2020/04/27/digital-kidnapping-il-rischio-in-rete/)
I TAG possono creare gli stessi problemi. Il popolare gesto di taggare qualcuno vuol dire informare l’intera rete di chi si trova con me in quel momento collegando l’immagine e contribuendo alla sua identificazione e, non dimentichiamolo, alla sua profilazione da parte di chi incrocia i dati a fini commerciali o magari illeciti. Taggando una persona a pranzo con me posso far sapere a potenziali ladri che la sua casa è, in quel momento, incustodita. Sarebbe quindi, anche qui, buona educazione chiedere il permesso. Al momento non ho notizia di sentenze sull’argomento, ma possiamo aspettarcele.
E gli operatori del settore? Come devono comportarsi i professionisti del web nelle loro interazioni social? Le Aziende non possono certo fare a meno della rete, ormai lo sappiamo bene, ma come devono comportarsi nelle interazioni con il loro pubblico?
Quando sulla loro pagina social viene lanciata una nuova offerta o un’immagine, possono taggare i follower per richiamare la loro attenzione? Queste domande ovviamente se le dovrebbero opportunamente porre anche i social media manager ed i community manager che, non lo dobbiamo dimenticare, assumono il volto dell’azienda online e, con le loro azioni, la coinvolgono direttamente. Non è infatti opponibile ad un utente del web che si ritenesse danneggiato il rapporto contrattuale tra l’azienda ed un social media manager che, ad esempio, decidesse di taggare i follower di una pagina.
La netiquette, il neologismo che indica le buone regole di comportamento online, può avere risvolti giuridici a volte anche importanti con il rischio di richieste di risarcimento danni e economici e ripercussioni sull’immagine di un’azienda.
Consigli? Quello fondamentale di affidarsi a professionisti e agenzie di comunicazione che siano in grado di evitare rischi innanzi tutto per loro stessi e, di conseguenza, per i loro clienti. Ma anche fare una chiacchierata con un avvocato esperto delle problematiche della rete può rivelarsi molto utile prima di decidere una strategia di comunicazione che potrebbe avere effetti (e non esagero) catastrofici.
Gianni Dell’Aiuto, Avvocato
Personal brand per professionisti: ecco come curarlo
Ti sei mai chiesto per quale motivo alcuni professionisti che lavorano nel tuo stesso campo ottengono l’attenzione da parte dei media e riescono, di conseguenza, ad attirare molti più clienti rispetto alla media?
Se analizziamo bene i profili di questi professionisti, troviamo una costante: si tratta di esperti che hanno costruito un brand personale e professionale molto forte. In altre parole, hanno fatto del personal brand il loro punto di forza.
Molti di questi, in realtà, non sono diversi da te. Magari possiedono i tuoi stessi anni di esperienza, magari hanno competenze molto simili alle tue.
Eppure, grazie allo sviluppo del loro brand professionale, hanno accumulato un potente vantaggio rispetto ai loro concorrenti.
Vuoi scoprire anche tu come costruire e curare il tuo personal brand? Allora continua a leggere!
Che cos'è una strategia personal branding
Per prima cosa, dobbiamo necessariamente iniziare con qualche definizione.
Una strategia di personal branding non è altro che un piano per garantire visibilità alla tua professionalità e dare il giusto risalto al tuo prestigio e alla tua reputazione.
Ogni professionista, al giorno d’oggi, deve curare il proprio personal brand: abbiamo a disposizione tantissimi strumenti che ci garantiscono una certa quota di visibilità e non utilizzarli significa sprecare un’occasione. Peggio: significa lasciare spazio libero ai nostri concorrenti.
Uno dei metodi migliori che permette di mettere in atto una strategia di personal branding è il content marketing. I contenuti che ti danno visibilità possono essere condivisi con i tuoi clienti attraverso il tuo sito web, via e-mail, o tramite i tuoi profili sui Social Media.
Che tu sia il proprietario di una ditta individuale o un imprenditore che si occupa di gestire un’impresa enorme o un singolo libero professionista o il titolare di uno Studio Associato, il processo è lo stesso: bisogna sfruttare tutti i canali digitali che abbiamo a disposizione per far conoscere agli altri la nostra professionalità.
I vantaggi di un personal brand forte
La costruzione e la cura del tuo personal brand non ti serve solamente ad ottenere visibilità fine a se stessa.
Professionisti che sono stati in grado di costruire una propria immagine professionale forte, infatti, guadagnano ovviamente di più, proprio perché vengono percepiti come i maggiori esperti del loro settore.
Questo significa che i clienti sono più predisposti a scegliere i loro prodotti ed i loro servizi; è molto più semplice, per il cliente tipo, affidarsi ad un professionista con un personal brand forte rispetto ad un altro esperto dello stesso settore che, invece, ha meno visibilità (ma, magari, ha le stesse competenze!).
Chi ha cura di fare personal branding, poi, ha anche la possibilità di creare partnership di valore.
La qualità dei clienti attirati, infine, è di gran lunga superiore.
Oggi tutti i professionisti e gli imprenditori operano in un mercato fortemente competitivo dove non è più sufficiente essere preparati e gentili.
Oggi non basta più saper fare: bisogna anche far sapere. Chi non comunica, non esiste.
Quali strumenti utilizzare?
Se sei giunto fino a qui, significa che hai intenzione di curare il tuo personal brand, perciò ti illustro quali sono gli strumenti che hai a disposizione.
Sono ancora tanti i professionisti oggi convinti che per curare il proprio brand, occorra compiere delle azioni difficili, quali scrivere un libro o spendere migliaia di euro in pubblicità.
In realtà, il personal brand può essere curato anche grazie a degli strumenti che possiamo definire low cost, che sono quelli di cui abbiamo già parlato: primo fra tutti, un sito web dove inserire valide ed utili informazioni che contenga un blog da aggiornare costantemente.
Tutti gli esperti che vogliono ottenere visibilità devono avere un blog dove scrivere contenuti di valore in modo da rafforzare la loro autorevolezza.
Altro strumento da non sottovalutare sono le e-mail: puoi sfruttare le e-mail per diffondere contenuti educativi con i quali dimostrare, ancora una volta, le tue competenze ai clienti e ai contatti e al contempo inserire un call to action (chiamata all’azione) mirata: es. prenota una consulenza, iscriviti al webinar.
Infine, non sottovalutare il potere dei Social Media: ricorda che i tuoi profili sui principali social network sono strumenti preziosissimi per veicolare le tue competenze e rafforzare il tuo personal brand.
Curare il tuo personal brand da solo ti sembra ancora troppo difficile? Contattaci subito: ti aiutiamo noi!
Laura Caracciolo, Social Media Manager
Visibilità sui Social Media: ecco come ottenerla
Se sei un professionista o hai un’azienda, sai sicuramente che devi necessariamente curare la tua presenza professionale sui social media che sono, indubbiamente, utili strumenti per avere più visibilità e maggior prestigio professionale.
Attraverso i social media puoi connetterti con clienti esistenti e potenziali, eseguire ricerche di mercato e aumentare la brand awareness, ossia la consapevolezza del pubblico in merito al tuo brand.
Come è possibile sfruttare al massimo i social media per garantirti la massima visibilità?
Di certo, non puoi pensare che sia sufficiente creare un profilo aziendale e poi lasciarlo abbandonato al suo destino. Come pure è impensabile che sia sufficiente pubblicare saltuariamente contenuti a caso.
Per poter ottenere maggiore visibilità sui social media, ci sono delle azioni che devi assolutamente pianificare: ecco quali.
Visibilità sui social: l’importanza del piano editoriale
Cercare di ottenere visibilità sui social media senza una strategia prestabilita è praticamente impossibile.
Se inizi a postare senza quello che viene definito un piano editoriale, ti troverai a condividere contenuti solo per riempire il tuo profilo aziendale, ma non otterrai alcun riscontro da parte del pubblico.
Una strategia sui social media pianificata, con post preparati e programmati in anticipo, ti aiuterà invece a pubblicare in maniera coerente e costante e ti eviterà di pubblicare doppioni!
Un piano editoriale per i tuoi social media aziendale è dunque essenziale: si tratta di una pianificazione fondamentale per garantire il successo della tua strategia di crescita.
Anche se stenterai a crederlo, avere un piano editoriale prestabilito ti consentirà anche di risparmiare tempo: anche se, ovviamente, pianificare tutti i post del mese in anticipo necessita impegno, potrai ridurre il tempo successivo da dedicare alla pubblicazione quotidiana.
Infine, stabilire preventivamente un piano editoriale ti garantirà di raggiungere i tuoi obiettivi, dato che i post saranno mirati e non più lasciati al caso.
Social Media Plan per ottenere visibilità: ecco come si crea
Adesso che sappiamo che la visibilità sui social media presuppone un piano editoriale efficace, analizziamo gli step fondamentali che portano alla creazione di un social media plan.
Per prima cosa, se hai già a disposizione dei dati, dovrai tenerli in considerazione: cerca dunque di individuare quali sono stati i post che hanno funzionato meglio in passato.
L’analisi dei tuoi profili social è un’azione che dovrai compiere sistematicamente, in quanto solo in questo modo capirai quali sono le tematiche e le tipologie di contenuto che funzionano meglio per il tuo pubblico di riferimento.
Una volta analizzate le prestazioni passate, puoi dedicarti a stabilire i tuoi obiettivi e, in base a quelli, potrai tracciare le linee di base del tuo social media plan.
Ricorda: i tuoi obiettivi devono essere misurabili, in modo da permettere di quantificare il successo o meno di un determinato contenuto.
Dovranno inoltre essere raggiungibili; non potrai ovviamente ottenere 100.000 nuovi followers in 30 giorni fin da subito.
Una volta stabiliti i tuoi obiettivi, puoi iniziare a pianificare e creare contenuti che dovranno servirti a raggiungere gli obiettivi prestabiliti.
L’ultimo step è quello rappresentato dalla calendarizzazione dei tuoi contenuti: una volta creato il piano e ideati i contenuti stessi, questi andranno programmati e condivisi, preferibilmente scegliendo gli orari in cui il tuo pubblico target è maggiormente attivo.
Oltre il social media plan
Tutto qui? Ovviamente no!
Come accennavamo poco più in alto, dovrai sistematicamente controllare quali contenuti funzionano meglio, ossia quelli che ti hanno garantito maggiore visibilità. Sarà a questa tipologia di contenuto che dovrai dare precedenza quando ti occuperai del social media plan per i mesi successivi.
Una volta pianificato il lavoro che dovrai dedicare ai tuoi social media per incrementare la visibilità della tua attività, la gestione dei tuoi account aziendali sui social media non ti sembrerà più così problematica.
Hai ancora dubbi su come incrementare la tua visibilità tramite i social media? Contattaci subito e risponderemo a tutte le tue domande!
Laura Caracciolo, Social Media Manager
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Una domanda non è mai stupida. A volte lo è una risposta...