social media tutoring

Come gestire da soli i social media

Come gestire da soli i social media è una domanda che in tanti si pongono. Purtroppo la buona volontà e la formazione specifica non sono sufficienti per produrre contenuti di valore o per trovare contatti in target.

Non basta aver fatto studi classici o conoscere le ultime novità del proprio settore quando poi le pubblicazioni vengono gestite a casaccio senza un piano editoriale a monte.

Che dire poi dei profili incompleti o delle pagine carenti a volte anche delle più banali informazioni.

Per non parlare degli articoli… Oggi per scrivere non basta saper scrivere! “Ma io a scuola facevo dei temi belllissimi…” Già… a scuola. Ma qui non siamo a scuola. Siamo sul web. Non c’è solo la prof che legge e corregge: c’è un mondo, c’è il web: una rete appunto!

Vogliamo parlare dei luoghi comuni legati a LinkedIn ancora oggi visto come il “social di chi cerca lavoro”?

Per andare incontro a tutte le persone che ci domandano come gestire da soli i social media, il team di Emera ha predisposto un nuovo servizio: il Social Media Tutoring erogato da:

Laura Caracciolo, Social Media Manager

Romina Mattoni, Copywriter

Il servizio prevede una consulenza di 40 minuti effettuata su piattaforma zoom su specifiche tematiche di volta in volta individuate e sarà erogata da un singolo membro del team che interverrà sulla propria area di competenza.

Grazie alla possibilità di condivisione dello schermo offerta dalla piattaforma zoom, per le consulenti sarà possibile guidare l’utente e questo conferirà alla consulenza un carattere estremamente pratico.

Nel dettaglio la consulenza riguarda le seguenti aree tematiche

  • Gestione generale dei social media: Facebook, Twitter, Linkedin Instagram. Quale social scegliere. Piano editoriale, calendario editoriale, frequenza pubblicazione, personal branding, interazione con gli utenti, identificazione dei clienti ideali; primi passi per trovarli e contattarli su Linkedin; ottimizzazione del profilo personale per valorizzare la propria unicità rispetto ai concorrenti. A cura di Laura Caracciolo
  • Copywriter: Redazione testi (articoli per blog, Landing page, Linkedin, siti internet). Cosa serve e da dove partire per scrivere un testo in Copy seguendo le regole del Marketing a risposta diretta. A cura di Romina Mattoni

La consulenza verrà erogata previa prenotazione e prevede un compenso di euro 50 euro + iva.

Per sapere come gestire da soli i social media o per prenotare il servizio contatta direttamente la consulente di riferimento ai seguenti recapiti:

Laura Caracciolo, Social Media Manager laura.caracciolo@emeracomunicazione.it

Romina Mattoni, Copywriter rominamattoni13@gmail.com

Il contratto del Social Media Manager

Il contratto del Social Media Manager

Il contratto del Social Media Manager, si avete letto proprio bene.

Il Social Media Manager è un’attività di grande responsabilità purtroppo molto spesso gestita in maniera irresponsabile

Il Social Media Manager è un lavoro che sta prendendo sempre più piede. È un lavoro che affascina ma, come tutti i professionisti, anche chi opera nel web deve prevedere la stipula di un contratto con il cliente che sia in grado di tutelare le sue prestazioni lavorative.

Mi spiego meglio. In un contratto, ciascuna delle parti deve eseguire un’obbligazione, intesa in senso giuridico di attività oggetto del rapporto.

Se chiedo ad una impresa edile di costruirmi la casa, l’obbligazione per entrambe le parti è di risultato: la casa a fronte dell’integrale pagamento. Un avvocato o un medico, invece, non possono garantire l’assoluzione di un colpevole o la guarigione di un malato e la loro obbligazione è di mezzi: certamente devono fare tutto il loro meglio per poter giungere al risultato, ma non possono garantirlo.

Lo stesso vale per il SMM che non può dare garantire al cliente più like, condivisioni o avere più voti alle prossime elezioni; men che meno l’aumento del fatturato. Il SMM assume, dunque, un’obbligazione di mezzi.

Ma il cliente lo sa? Lo ha capito? Non sempre… anzi! Il cliente vuole “semplicemente” un risultato. Spesso, addirittura, lo pretende. Quante volte può capitare, ed è capitato, che dopo una settimana di attività del SMM, il cliente chiama per lamentarsi che, pur avendo pagato, non ha ricevuto né un like in più né venduto un prodotto in più?

Ecco che si pongono alle parti, specialmente al SMM, una serie di criticità non indifferenti sul piano legale, dovendo bilanciare prestazioni ed esigenze giustapposte.

I pochi, scarni e incompleti, modelli di contratto che si trovano in rete, oltretutto, non aiutano a risolvere il problema e pongono, in caso di conflitti tra le parti, difficoltà di interpretazione cui non è dato sapere come potrebbe rispondere un giudice.

La maggior parte dei formulari che circola indica un elenco di attività che il SMM si impegna a realizzare sui social, senza indicare i budget di spesa o informative al cliente; senza previsione di implementazioni o interventi correttivi che, caso per caso, potrebbero essere parte essenziale del contratto o esserne esclusi.

Come comportarsi se un cliente chiede una prestazione per lui inclusa e per il SMM esclusa? In pochi contratti si prevede chi sia a scegliere i contenuti, chi ha la decisione finale sugli stessi, (solo a volte ci si limita a richiami generici), su chi incombano le responsabilità, ad esempio, nel caso di oscuramento di un sito o eliminazione di post su un social.

Niente infine si dice sulla protezione e sul trattamento dei dati personali del cliente che, necessariamente, passano tra le mani e sono nella disponibilità del SMM.

Né questi può obiettare semplicemente affermando “ma il cliente mi ha dato le credenziali di accesso”. Certo, queste costituiscono la condicio sine qua non per poter espletare l’attività lavorativa ma di certo non esonerano il SSM dagli obblighi previsti dalla recente normativa in tema di privacy.

Anche un like può essere un dato e qualche SMM, o un suo collaboratore, potrebbe sottrarli e rivenderli. Stessa cosa dicasi delle mailing list.

Per non parlare poi dei messaggi che leggono anche i Social Media Manager o i collaboratori. Già, i collaboratori…. Lo sa il SMM che risponde dell’operato di questi ultimi? E se costoro commettessero una scorrettezza? Se il SMM non si è adeguatamente tutelato, ahimè di fronte al cliente rimane lui l’unico responsabile e addio diritto di rivalsa. GDPR, questo sconosciuto!

Il Social Media Manager, inoltre, gestisce l’immagine del proprio cliente e, di conseguenza, in tale veste assume una vera e propria responsabilità anche verso terzi e verso l’esterno.

Il contratto del Social Media Manager quindi, per essere redatto a regola d’arte deve prevedere anche espressamente la configurazione del SMM nell’ambito della disciplina di cui al GDPR.

A seconda del ruolo ricoperto, infatti, il Social Media Manager può essere Titolare dei dati, Responsabile, Responsabile Esterno del Trattamento dei Dati.

Le fattispecie sono estremamente ampie e variegate e vanno esaminate caso per caso. Non è possibile dare delle linee guida di carattere generale.

Cosa succede se si ignorano o peggio sottovalutano questi aspetti? Che il tutto avviene a rischio e pericolo dei SMM che, non essendosi sufficientemente tutelati nella redazione di un contratto, rischiano di incontrarsi con i loro clienti non più negli uffici di questi ultimi ma direttamente nelle aule di un tribunale. E non è detto che ne escano vincenti.

Avv. Gianni Dell’Aiuto http://www.dellaiuto.com

digital kidnapping

Digital kidnapping: il rischio estremo in rete

Il Digital kidnapping è ancora molto sconosciuto per questo vale la pena spiegare subito di cosa si tratta. Sicuramente avete quell’amica o parente che, non appena scopre di essere incinta, prima di tutto lo comunica sui social e, presa dall’entusiasmo e dalla felicità, dimentica che il messaggio non giunge solo ai destinatari che lei immagina, ma a tutta l’utenza globale della rete.

E non sappiamo chi c’è dall’altra parte della tastiera. Ovviamente la vostra amica vi farà sapere quando nasce il bambino, fornendovi la possibilità di avere il codice fiscale; saremo poi tenuti costantemente aggiornati su compleanni, eventi più o meno belli, magari facendovi sapere chi sono gli amichetti che partecipano. Apoteosi con il primo giorno di scuola, la prima comunione, la partita di calcetto o il primo saggio di danza.

Fermiamoci un attimo a pensare: ad un bambino di pochi anni, la mamma, spalleggiata da nonne, zie, amiche, ha costruito un’identità digitale. Un bambino non è ancora in grado di parlare, tantomeno leggere e scrivere, e qualcuno gli sta garantendo una presenza sui social condita da abbondanti fotografie.

Prese dalla smania di far vedere e celebrare i propri figli, queste mamme non riflettono sul fatto che la rete è un immenso oceano dove tutti possono pescare e che ha una memoria infinita. Inoltre, nel momento in cui una fotografia viene postata, chiunque se ne può impossessare e usarla come e quando deciderà. Quante foto di bambini vengono pubblicate in rete?

Uno studio americano del 2016 ipotizzava una media di 116 all’anno: addirittura ben il 90 % dei bambini al di sotto dei due anni negli Stati Uniti avrebbe almeno una foto sui social. Sono dati a cui possiamo credere e che lasciano pochi dubbi che possano essere validi anche in Italia. Ma di che cosa se ne può fare qualcuno di queste fotografie e di questi dati? Dati di cui, oltretutto, chi posta ne perde il controllo e il bambino, diretto interessato, non potrà mai averlo.

Insomma viene data la possibilità a qualsiasi utente della rete di usare l’identità di quel bambino.

Per che cosa? Alcune identità vengono vendute sul darkweb per giochi di ruolo: le foto vengono ripubblicate su account appositamente creati con hashtag quali #adoptionrp, #orphanrp e #babyrp. Insomma si corre il concreto rischio che il proprio figlio venga utilizzato facendolo interagire adulti o altri bambini. E’ possibile che venga inserito in un contesto familiare in cui più persone che possono essere coppie, fratelli o genitori e le immagini del bambino possono fare il giro della rete con una mamma e un papà diversi che potrebbero essere coinvolti nelle vicende che la fantasia dei rapitori o degli acquirenti di immagini decidono di fargli vivere.   

Perché la definizione corretta è proprio quella di “rapimento digitale” o, più correttamente, “Digital Kidnapping.” Non è il classico furto di identità che avviene quando qualcuno si sostituisce alla sua ignara vittima per svuotargli il conto corrente o la carta di credito.

Il Digital Kidnapping consiste nel far propria l’identità di una persona per farne i più svariati usi. Da quello appena indicato di usarla in un gioco virtuale alla creazione di follower di un profilo fino al predisporre pacchetti che possono essere venduti a chi decide di usare un numero potenzialmente infinito di identità per incidere su sondaggi o preferenze che possono essere non solo quelli sul festival di Sanremo o il Grande Fratello, ma anche incidere sulle elezioni del prossimo presidente americano.

Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di ipotesi fantascientifiche, ma purtroppo la realtà li smentisce: ricordiamoci che hacker e pirati informatici hanno a loro disposizione non solo gli strumenti necessari e tutto il tempo necessario, ma hanno anche un numero infinito di complici che li aiutano ogni giorno e agevolano il loro lavoro: tutti coloro che postano foto e informazioni in rete.

Avv. Gianni Dell'Aiuto

Contatti: www.dellaiuto.com

contenuto-di-valore

Come si scrive un contenuto di valore

Quando si parla di social una delle domande più frequenti è: come si scrive un contenuto di valore?

Sembra un interrogativo banale ma non lo è. Anzi molto spesso la chiave che determina il successo o l’insuccesso di un post è proprio il suo contenuto.

L’errore che maggiormente commettono le persone è quello di dare libero sfogo al loro ego o alla loro azienda che trattano come se fosse una loro piccola creatura.

E così, procedono facendo l’elenco dei prodotti o dei servizi che offrono. Ovviamente come li fanno loro, non li fa nessuno. Peccato che oramai l’autopromozione abbia davvero stufato.

Due cose sono fondamentali: il pubblico di destinazione e la piattaforma che ospita il contenuto.

Tener presente le esigenze del proprio target, far riferimento a quelle che sono le domande che più frequentemente vengono rivolte, deve essere la base.

Quindi, riepilogando, se volete sapere come si scrive un contenuto di valore, vi dico che gli step da seguire sono:

  • Definite il target: attraverso le buyer personas definite esattamente l’identikit del vostro target: età, sesso, residenza, abitudini, consumi
  • Definite gli obiettivi: cosa volete comunicare, cosa volete ottenere: visibilità, traffico al sito, generare lead, vendite
  • Ascoltate il vostro pubblico: quali sono le sue esigenze, quali i suoi bisogni, quali i suoi interessi.

Molto importante è la piattaforma dove i contenuti vengono pubblicati.

Il pubblico di LinkedIn non è quello di Instagram, così come quello di Facebook non è lo stesso di Twitter.

Evitate perciò di collegare gli account. È vero che vi consentono un grande risparmio di tempo, ma diventa un effetto boomerang: è del tutto controproducente e segno di poca professionalità.

Meglio dedicare un po' più di tempo e definire bene il linguaggio sulla base della singola piattaforma.

Altro consiglio, evitate di presidiare tante piattaforme se non avete il tempo da dedicare o risorse tali da garantirvi una presenza costante e professionale.

Meglio un solo social media ben gestito piuttosto che tanti canali dove la presenza è saltuaria.

Se non sapete su quali canali essere presenti, cercate di capire

  • Dove sono i vostri competitor
  • Dove si trovano i vostri clienti o comunque il pubblico che volete raggiungere.

Fatte tutte queste analisi, via si parte!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

twitter

Twitter e le notizie in tempo reale

Twitter e le notizie in tempo reale sono amati da tutti coloro che cercano un canale di scambio molto attivo e rapido. Questo è proprio il social che fa per voi!

Twitter è il luogo ideale dove informarsi, “twittare” e “ritwittare” (cioè condividere) le informazioni attinenti principalmente ai seguenti settori

  • giornalismo
  • politica
  • eventi
  • attualità

Per accedere, anche qui bisogna creare un account. Successivamente si accede eseguendo il log-in. Per saperne di più sulla creazione di un account su pc o mobile, vi suggerisco di consultare il blog di Salvatore Aranzulla https://www.aranzulla.it/come-usare-twitter-26418.html

È importante personalizzare il profilo, compilarlo in tutte le sue sezioni. La foto deve rappresentare voi, quella di copertina può rappresentare la vostra azienda o un elemento che contraddistingue la vostra attività.

Dopo aver inserito tutte le informazioni potete iniziare a costruire la vostra rete di contatti.

Grazie ad un motore di ricerca interno (dove c’è l’icona della lente di ingrandimento), potete cercare utenti, argomenti o parole chiave. Una volta individuate le persone da seguire, premete sul pulsante Segui (following). In qualunque momento potete revocare il “segui”: cliccate sul pulsante Following (nella pagina del profilo della persona che non volete più seguire) e poi sul bottone Smetti di seguire.

Chi usa Twitter deve avere il dono della sintesi! Twitter, infatti permette di scrivere messaggi testuali al massimo di 280 caratteri. Anche qui è possibile aggiungere elementi multimediali o GIF. È inoltre possibile interagire con i tweet pubblicati dagli altri utenti mettendo mi piace (l’icona del cuore), retweettando (icona con due frecce) o commentando (icona con il fumetto).

Una delle principali caratteristiche di Twitter sono gli hashtag, cioè delle etichette che consentono di categorizzare i tweet. Gli hashtag possono essere inseriti all’interno dei propri post.

Cliccando sugli hashtag vengono infatti mostrati tutti i tweet degli utenti che hanno usato lo stesso hashtag.

Utilizzando gli hashtag potete sapere, in tempo reale, cosa succede in Italia o nel mondo.

Un’apposita sezione “di tendenza per te” vi illustra, poi, tutte le ultimissime novità.

Insomma, se tutto questo vi intriga e vi appassiona, allora di certo amerete Twitter e le notizie in tempo reale

Tutto sta a cominciare!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

gli-italiani-sono-diffidenti

Gli italiani sono diffidenti? Ecco come comportarsi

Gli italiani sono diffidenti. In linea di massima su questa affermazione, benché molto generica, siamo quasi tutti concordi.

Sapete perchè gli italiani sono difidenti? Perchè l’attenzione al cliente, la customer care, solo da poco si sono affacciate nello Stivale. Fino ad oggi il cliente andava bene solo nel momento in cui acquistava. Terminata la fase di acquisto diventava quasi un peso di cui bisognava sbarazzarsi fino a quando non si ripresentava il momento in cui doveva nuovamente acquistare da noi.

Il cliente ha bisogno di una sostituzione? Impossibile! Chiede assistenza? Per questo problema non possiamo aiutarla, spiacenti! Non ha lo scontrino? Allora non se ne fa nulla.

Così negli anni ci siamo creati una corazza per non prendere più fregature.

Tradotto: con persone così è davvero molto difficile vendere i nostri prodotti o servizi. In Italia la fiducia del cliente va conquistata e ci vuole molto tempo. La fiducia, quindi, da noi è un punto di arrivo e non un punto di partenza cosa che, invece, avviene nel mondo anglosassone.

Gli italiani sono diffidenti. Come si può allora vendere prodotti o servizi in un contesto del genere?

Uno dei sistemi che ci consente di abbassare il livello di guardia dell’interlocutore è proprio quello di essere costantemente presenti sui social media con contenuti di valore.

La nostra presenza quotidiana, attraverso post, commenti e condivisioni, genera nell’utente un senso di fiducia verso di noi.

In un certo senso è come se gli dicessimo “guarda che io ci sono, sono qui, mi puoi leggere, puoi leggere quello che le persone pensano di me, dei miei prodotti o servizi. Non sono un improvvisato che domani chiude baracca e burattini per andare chissà dove”.

Se è vero che il consiglio dell’amico fidato (il cosiddetto passaparola) è importante, altrettanto importante è anche farsi trovare su internet e sui social a patto, però, che siano ben gestiti!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

curare-la-reputazione

Curare la propria reputazione

Curare la propria reputazione è davvero fondamentale perchè viviamo in un contesto dove tutti vogliono sapere e conoscere ogni particolare di ogni cosa e di ogni persona, noi inclusi!

Certo, si tratta di un processo molto lungo, ci vuole tanto tempo ma se non si presta la dovuta attenzione il castello che stiamo costruendo rischia di cadere da un momento all’altro.

Ricordiamoci che le persone ci seguono per quello che pensiamo, per le nostre opinioni, per il nostro modo di lavorare. Tutto questo genera fiducia in chi ci legge e contribuisce a creare la nostra autorevolezza e, quindi, la nostra reputazione.

Per questo è molto importante evitare di “condividere” un post sic et simpliciter ovvero senza esprimere una nostra opinione in merito.

I nostri post, i nostri articoli, pubblicati con regolare periodicità, sono espressione diretta della nostra personalità e del nostro modo di lavorare.

Sulla base di quanto noi esterniamo le persone costruiscono il loro giudizio su di noi. Dobbiamo perciò manifestare i nostri punti di forza, il nostro posizionamento, ciò che ci rende diversi dalla concorrenza indifferenziata che popola un mercato decisamente sovraffollato.

Secondo l’Harvard Business Review il 68% delle decisioni dei clienti sono prese ancor prima di incontrare il professionista o l'azienda.

Oggi non c’è bisogno delle brochure cartacee o del volantinaggio per farci conoscere. Le persone prendono direttamente da internet e dai social media tutte le informazioni di cui hanno bisogno e spesso, quando le incontriamo, sanno già tutto di noi, del settore in cui operiamo e della nostra concorrenza.

Anche per essere vincenti da un punto di vista professionale, è molto importante avere pagine e profili ben curati e costantemente aggiornati con contenuti di valore.

Evitate di presidiare più piattaforme se non avete il tempo o le persone in grado di seguirle come dovreste.

Meglio un solo social ma ben strutturato. Ancor meglio affidarsi a professionisti del settore esperti in content marketing che siano in grado di creare contenuti di valore.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

lo-storytelling

Lo storytelling: l’arte di narrare

C’era una volta, tanti tanti anni fa…

Proprio così avevano inizio le favole che tanto hanno allietato la nostra infanzia.

Favole che ricordiamo ancora oggi, in età adulta, in ogni loro particolare. Ci siamo mai chiesti perché?

Perché la narrazione emoziona, coinvolge, appassiona. Proprio come deve essere il marketing oggi. Le persone comprano sensazioni non oggetti, le persone acquistano esperienze non servizi.

Saper raccontare in maniera efficace significa incidere un segno indelebile nella mente di chi ci ascolta o di chi ci legge.

Per questo è importante la narrazione soprattutto quando ci si occupa di comunicazione sia on line che off line.

Molte persone tendono a confondere il content marketing con lo storytelling: in realtà sono due concetti diversi.

Nel content marketing il prodotto o il brand hanno un ruolo centrale e vengono raccontati in mille sfaccettature. Con lo storytelling, invece, si raccontano storie coinvolgenti, emozionanti in cui il brand o il prodotto hanno un ruolo estremamente marginale se non addirittura assente. La storia è talmente avvincente da creare una relazione con il pubblico e indurlo ad effettuare un acquisto.

Nello storytelling il contenuto è fondamentale: è il vero protagonista e va raccontato in maniera diversa da tutti gli altri.

In una strategia di storytelling che si rispetti non possono mancare le figure chiave, gli archetipi quali l’eroe nel quale il lettore si va ad identificare, l’ostacolo che comporta la rottura dell’equilibrio, le sfide e infine la ricerca del nuovo equilibrio.

In questo schema, notevolmente semplificato, entrano in gioco una serie di personaggi: il mentore, il guardiano della soglia, il messaggero, l’ombra.

Una serie di persone e circostanze che rendono molto difficile il viaggio dell’eroe.

Lo storytelling oggi è sempre più visual: questo spiega il grande successo di piattaforme come Instagram, Pinterest dove video, foto e immagini hanno un ruolo fondamentale.

Lo scopo della narrazione, sia testuale che visiva, non deve essere quello di convincere l’utente a comprare il prodotto, bensì quello di catturare il lettore e immergerlo in un racconto emozionante, avvincente, entusiasmante e coinvolgente al punto da renderlo protagonista. Meglio ancora se il lettore può decidere in quale direzione può andare la narrazione!

Insomma, se volete vendere, lo storytelling vi consente di farlo ma con grande classe.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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La testimonianza o recensione

La testimonianza, o recensione, è fondamentale per tutti, nessuno escluso!

Da recenti interviste è emerso che ben il 71% dei consumatori acquista solo dopo aver controllato le recensioni presenti sui social media o sui siti internet.

Un numero sempre maggiore di utenti, infatti, diffida sempre di più delle big celebrities o degli influencer con milioni di follower.

Invece, ben il 90% dei consumatori dichiara che l’autenticità è il fattore più importante sul quale basare le proprie scelte di consumo. Per questo stanno prendendo sempre più piede gli Organic Influencer, ovvero  influencer che interagirscono sinceramente con il brand, senza ricevere un compenso. (fonte: https://insta-go.it/organic-influencer-levoluzione-dellinfluencer-marketing/)

Le recensioni quindi rappresentano un’ottima referenza: a condizione, però, che siano scritte in modo efficace e da profili veri!

Già, ma quando una recensione può dirsi “efficace”?

Quando il cliente parla di sé, non di voi!

Parlare di voi come un professionista “serio e competente” certo è gratificante ma non aggiunge nulla di valore.

Oramai, essere preparati e professionali è un pre-requisito. Viene dato per scontato! A nessuno verrebbe mai il dubbio di rivolgersi ad un professionista "abbastanza" preparato...

Piuttosto, per essere efficace nella testimonianza o recensione il cliente deve parlare di sé, dei suoi problemi e di come li ha risolti grazie al vostro intervento.

Questa testimonianza o recensione, sì che fa presa ed è determinante ai fini di una decisione. Dà valore aggiunto ai vostri prodotti e/o servizi e fa sì che siate i prescelti di fronte ad una vasta e variegata platea di competitor.

Superfluo soffermarsi sul secondo aspetto: la recensione deve essere scritta da persone vere. I profili devono essere verificabili, le società realmente esistenti.

Evitate i penosi “Mario Rossi” o “Roberta F.” con avatar anonimi. Piuttosto, meglio nulla.!!!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Come cercare lavoro su LinkedIn

Cercare lavoro su LinkedIn? Certo, stiamo parlando proprio di quello che è lo strumento di eccellenza per la ricerca di un lavoro. È un social network molto diffuso e molto utilizzato. Inizialmente nato proprio per la ricerca del personale, nel corso degli anni LinkedIn è diventato il social dei professionisti, un luogo virtuale dove commentare, condividere ed interagire su temi legati al lavoro e al business.

Già, ma come si fa a cercare lavoro su LinkedIn?

Innanzitutto abbiate cura del vostro profilo: scegliete una foto professionale ma non troppo seriosa, impostate una immagine di sfondo che sia coerente con la vostra professionalità e abbiate cura di compilare ogni campo relativo alle vostre esperienze lavorative sia pregresse che attuali.

Inserite tutte le informazioni in vostro possesso: le capacità, le esperienze, le lingue conosciute e anche aspetti della vostra personalità. Insomma, tutto ciò che può essere utile per rappresentarvi al meglio.

È molto importante che il vostro profilo sia attivo e puntualmente aggiornato. Pubblicate con regolarità post scritti da voi e debitamente corredati da immagini in perfetta coerenza con il testo. I post hanno però un contenuto limitato: ogni tanto dilungatevi un po' di più e cimentatevi nella stesura di veri e propri articoli che, a differenza dei post, vi consentiranno di esporre in maniera più ampia il vostro pensiero.

Se leggendo i quotidiani on line trovate un articolo interessante condividetelo pure esponendo però anche le vostre personali considerazioni in merito.

Ampliate la rete dei contatti e fate network: interagite con le nuove conoscenze commentando i loro post, segnalandoli con un “mi piace” o altro (anche LinkedIn ha ampliato la possibilità di scelta delle emozioni). Se qualcuno commenta un vostro post, mettere pure un like al suo commento e non dimenticate di condividere i post altrui!

In questo modo state costruendo la vostra visibilità e la vostra reputazione.

Per la vera e propria ricerca del lavoro, cliccando sulla voce “lavoro” iniziate a fare la ricerca del lavoro inserendo la parola chiave di vostro interesse. Utilizzate i filtri per una ricerca avanzata e quando trovate l’offerta che vi interessa candidatevi subito seguendo le indicazioni dell’azienda.

Infine, non dimenticate di attivare gli alert, gli avvisi di ricerca: in questo modo sarete ben certi di non perdere nessun annuncio!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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