Se chiediamo ad un imprenditore che cosa intende per internazionalizzazione, quasi certamente risponderà che è la vendita dei propri prodotti all’estero. Probabilmente, una volta questa era la risposta corretta, oggi è un concetto obsoleto e limitativo.
Alle prime Olimpiadi dell’era moderna, Atene 1896, erano presenti atleti da 14 nazioni; alle ultime di Tokio, 205. Ciò vuol dire che esistono altre 204 nazioni al mondo dove un imprenditore ha modo di vendere o da cui acquistare prodotti o altri servizi e, si noti, in tempo reale.
La rete ci ha collegati e messi in condizione di farci vedere e conoscere in ogni parte del globo a chiunque sia dotato di una connessione e un po’ di curiosità.
Nuovi confini geografici
Il mondo nel 1896 sembrava enorme. Una traversata da un porto europeo a New York era imprevedibile all’epoca delle navi a vela; diventò di dieci, dodici giorni, con l’avvento dei transatlantici e il Titanic avrebbe dovuto coprire quel percorso in otto. Oggi un volo Roma Auckland ha la durata di un giorno. Decisamente molto meno degli ottanta che furono necessari a Phileas Fogg nel romanzo di Giulio Verne.
Per tornare alle Olimpiadi del 1896 gli atleti presenti erano 285, di cui solo un italiano: il maratoneta Carlo Airoldi che era addirittura giunto ad Atene a piedi da Milano. Ad assistere in diretta alle gare di Tokio che hanno visto partecipare undicimila atleti, c’erano potenzialmente tutti gli otto miliardi di abitanti della terra a vederli da un monitor.
Da quello stesso monitor da cui seguono le pubblicità di un’azienda o le storie degli influencer
Internazionalizzazione: il ruolo del web
Trasporti e connessioni più veloci vanno di pari passo così come il flusso costante di informazioni: ecco le chiavi dell’internazionalizzazione bidirezionale, in entrata e in uscita, che può essere gestita dalle aziende e dai professionisti. E tutto passa e si veicola tramite il web e, sempre più, sui canali social sui quali, la storia ancorché breve della rete ce lo insegna, un teenager che balla o lancia messaggi dalla sua stanza può diventare un’azienda di grandi dimensioni in pochissimo tempo.
Oggi nessun’azienda o professionista può fare a meno di una presenza online ma anche sui social, lo strumento principale per comunicare i messaggi, fidelizzare la clientela già esistente, generare nuovi lead e costruire la brand awareness e la brand reputation online. Questi due termini già sono valori di bilancio di un’impresa e saranno capitalizzati come asset patrimoniali.
Immaginiamo cosa vuol dire per un’azienda poter contare su milioni di follower che, ogni giorno, fanno click e condividono quel nome rispetto ad un’impresa che non ha presenza o diffusione sui social.
Essere presenti sul web: rischi e opportunità
Inoltre, sapersi muoversi ed essere presenti sul web è fondamentale per prendere visione delle diverse realtà sulle quali operare, le nuove tendenze e analizzare il comportamento dei vari competitor ma anche districarsi nella rete di possibili problemi legali per l’azienda che non sa proteggersi e i rischi che si possono correre affidandosi a consulenti non attenti a normative e a quelle cautele minime da porre in essere.
Per farlo è necessario che venga svolta un’attenta attività di programmazione, pianificazione e vengano individuati i partner giusti. È finita l’epoca del fai da te online o quella di affidarsi ai bravi smanettoni magari perché “costano poco.” I rischi sono quelli, ovviamente, di fallire nella creazione di un’identità digitale e della reputazione online, ma anche quelli di trovarsi in poco gradevoli contenziosi.
Infatti, non tutti si soffermano a pensare che il web è una questione di contenuti, di relazioni, di rapporti con altri e, conseguentemente, contratti da firmare per la propria sicurezza e normative a livello internazionale che solo specialisti del settore possono conoscere.
Una per tutte, il GDPR, il regolamento europeo sulla privacy che impone rigorose modalità di raccolta del consento al trattamento dati: in quanti non si rendono conto che chiedere, ad esempio, e-mail e cellulari potrebbe essere una violazione della norma che può portare pesanti sanzioni? E ancora quanti sono coloro che scoprono grazie ad una richiesta di pagamento che il loro responsabile comunicazione ha usato musiche senza preoccuparsi dei diritti di autore?
Oggi internet ci permette una presenza globale e di poterci far conoscere in tutto il mondo, ma non è possibile farlo senza il supporto di professionisti che ci seguano in questo percorso. Avvocati, social media manager, web agency e consulenti, devono essere preparati e qualificati, altrimenti i danni possono essere enormi.
Verificate sempre il team delle agenzie a cui vi affidate e leggete le recensioni dei clienti sui social.
Gianni Dell’Aiuto
Avvocato d’impresa