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Curare la propria reputazione

Curare la propria reputazione è davvero fondamentale perchè viviamo in un contesto dove tutti vogliono sapere e conoscere ogni particolare di ogni cosa e di ogni persona, noi inclusi!

Certo, si tratta di un processo molto lungo, ci vuole tanto tempo ma se non si presta la dovuta attenzione il castello che stiamo costruendo rischia di cadere da un momento all’altro.

Ricordiamoci che le persone ci seguono per quello che pensiamo, per le nostre opinioni, per il nostro modo di lavorare. Tutto questo genera fiducia in chi ci legge e contribuisce a creare la nostra autorevolezza e, quindi, la nostra reputazione.

Per questo è molto importante evitare di “condividere” un post sic et simpliciter ovvero senza esprimere una nostra opinione in merito.

I nostri post, i nostri articoli, pubblicati con regolare periodicità, sono espressione diretta della nostra personalità e del nostro modo di lavorare.

Sulla base di quanto noi esterniamo le persone costruiscono il loro giudizio su di noi. Dobbiamo perciò manifestare i nostri punti di forza, il nostro posizionamento, ciò che ci rende diversi dalla concorrenza indifferenziata che popola un mercato decisamente sovraffollato.

Secondo l’Harvard Business Review il 68% delle decisioni dei clienti sono prese ancor prima di incontrare il professionista o l'azienda.

Oggi non c’è bisogno delle brochure cartacee o del volantinaggio per farci conoscere. Le persone prendono direttamente da internet e dai social media tutte le informazioni di cui hanno bisogno e spesso, quando le incontriamo, sanno già tutto di noi, del settore in cui operiamo e della nostra concorrenza.

Anche per essere vincenti da un punto di vista professionale, è molto importante avere pagine e profili ben curati e costantemente aggiornati con contenuti di valore.

Evitate di presidiare più piattaforme se non avete il tempo o le persone in grado di seguirle come dovreste.

Meglio un solo social ma ben strutturato. Ancor meglio affidarsi a professionisti del settore esperti in content marketing che siano in grado di creare contenuti di valore.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Lo storytelling: l’arte di narrare

C’era una volta, tanti tanti anni fa…

Proprio così avevano inizio le favole che tanto hanno allietato la nostra infanzia.

Favole che ricordiamo ancora oggi, in età adulta, in ogni loro particolare. Ci siamo mai chiesti perché?

Perché la narrazione emoziona, coinvolge, appassiona. Proprio come deve essere il marketing oggi. Le persone comprano sensazioni non oggetti, le persone acquistano esperienze non servizi.

Saper raccontare in maniera efficace significa incidere un segno indelebile nella mente di chi ci ascolta o di chi ci legge.

Per questo è importante la narrazione soprattutto quando ci si occupa di comunicazione sia on line che off line.

Molte persone tendono a confondere il content marketing con lo storytelling: in realtà sono due concetti diversi.

Nel content marketing il prodotto o il brand hanno un ruolo centrale e vengono raccontati in mille sfaccettature. Con lo storytelling, invece, si raccontano storie coinvolgenti, emozionanti in cui il brand o il prodotto hanno un ruolo estremamente marginale se non addirittura assente. La storia è talmente avvincente da creare una relazione con il pubblico e indurlo ad effettuare un acquisto.

Nello storytelling il contenuto è fondamentale: è il vero protagonista e va raccontato in maniera diversa da tutti gli altri.

In una strategia di storytelling che si rispetti non possono mancare le figure chiave, gli archetipi quali l’eroe nel quale il lettore si va ad identificare, l’ostacolo che comporta la rottura dell’equilibrio, le sfide e infine la ricerca del nuovo equilibrio.

In questo schema, notevolmente semplificato, entrano in gioco una serie di personaggi: il mentore, il guardiano della soglia, il messaggero, l’ombra.

Una serie di persone e circostanze che rendono molto difficile il viaggio dell’eroe.

Lo storytelling oggi è sempre più visual: questo spiega il grande successo di piattaforme come Instagram, Pinterest dove video, foto e immagini hanno un ruolo fondamentale.

Lo scopo della narrazione, sia testuale che visiva, non deve essere quello di convincere l’utente a comprare il prodotto, bensì quello di catturare il lettore e immergerlo in un racconto emozionante, avvincente, entusiasmante e coinvolgente al punto da renderlo protagonista. Meglio ancora se il lettore può decidere in quale direzione può andare la narrazione!

Insomma, se volete vendere, lo storytelling vi consente di farlo ma con grande classe.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

italiani e social media: la ricerca digital 2020

Italiani e social media: la ricerca Digital 2020

È stata pubblicata la nona edizione del rapporto italiani e social media : la ricerca Digital 2020 presentata da We Are Social e realizzata in collaborazione con Hootsuite.

La ricerca analizza ogni anno lo scenario digital in generale e, ovviamente, anche quello social.

Ecco di seguito alcuni dati molto eloquenti.

Ogni giorno ben 45 milioni di persone che accedono a Internet lo fanno da mobile. Gli utenti trascorrono on line circa 6 ore al giorno.

Ben il 35% degli internauti utilizza almeno uno strumento controllato tramite la voce.

Cosa cercano su internet e sui social gli italiani? Intrattenimento, crescita personale, informazione e conversazione!

Il 92% della popolazione guarda video e il 34% vlog, il 57% ascolta musica in streaming, il 39% web radio e il 23% podcast;

Sui social media le persone attive sono ben 35 milioni e vi trascorrono in media 1 ora e 57 minuti al giorno (trend in aumento rispetto al 2019).

Il 98% di loro accede ai social da mobile.

Il 94% degli italiani possiede uno smartphone (94%) che viene utilizzato per lo più per app di messaggistica (92%), per intrattenimento e fruizione di contenuti video (73%), ascolto di musica (52%), shopping (68%) e gaming (43%).

Vola anche l’e-commerce: l’87% degli utenti attivi ha dichiarato di aver cercato online prodotti e servizi da comprare, mentre il 77% ha acquistato online un prodotto nell’ultimo mese.

Insomma, morale della favola: se non ci siete voi on line, ci sono i vostri competitor!

Non vorrete mica lasciare spazio alla concorrenza, vero?

Laura Caracciolo, Social Media Manager

Fonte https://www.primaonline.it/2020/02/13/301474/gli-italiani-trascorrono-un-quarto-della-giornata-online-e-hanno-in-media-8-account-social-youtube-la-piattaforma-piu-attiva-poi-le-app-di-facebook/?fbclid=IwAR3RYOrvsCbRrfjqRdI8YjclyazP-PLCQhSjAAvH14ZdasVsru-MvPJ3D30

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La testimonianza o recensione

La testimonianza, o recensione, è fondamentale per tutti, nessuno escluso!

Da recenti interviste è emerso che ben il 71% dei consumatori acquista solo dopo aver controllato le recensioni presenti sui social media o sui siti internet.

Un numero sempre maggiore di utenti, infatti, diffida sempre di più delle big celebrities o degli influencer con milioni di follower.

Invece, ben il 90% dei consumatori dichiara che l’autenticità è il fattore più importante sul quale basare le proprie scelte di consumo. Per questo stanno prendendo sempre più piede gli Organic Influencer, ovvero  influencer che interagirscono sinceramente con il brand, senza ricevere un compenso. (fonte: https://insta-go.it/organic-influencer-levoluzione-dellinfluencer-marketing/)

Le recensioni quindi rappresentano un’ottima referenza: a condizione, però, che siano scritte in modo efficace e da profili veri!

Già, ma quando una recensione può dirsi “efficace”?

Quando il cliente parla di sé, non di voi!

Parlare di voi come un professionista “serio e competente” certo è gratificante ma non aggiunge nulla di valore.

Oramai, essere preparati e professionali è un pre-requisito. Viene dato per scontato! A nessuno verrebbe mai il dubbio di rivolgersi ad un professionista "abbastanza" preparato...

Piuttosto, per essere efficace nella testimonianza o recensione il cliente deve parlare di sé, dei suoi problemi e di come li ha risolti grazie al vostro intervento.

Questa testimonianza o recensione, sì che fa presa ed è determinante ai fini di una decisione. Dà valore aggiunto ai vostri prodotti e/o servizi e fa sì che siate i prescelti di fronte ad una vasta e variegata platea di competitor.

Superfluo soffermarsi sul secondo aspetto: la recensione deve essere scritta da persone vere. I profili devono essere verificabili, le società realmente esistenti.

Evitate i penosi “Mario Rossi” o “Roberta F.” con avatar anonimi. Piuttosto, meglio nulla.!!!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Come cercare lavoro su LinkedIn

Cercare lavoro su LinkedIn? Certo, stiamo parlando proprio di quello che è lo strumento di eccellenza per la ricerca di un lavoro. È un social network molto diffuso e molto utilizzato. Inizialmente nato proprio per la ricerca del personale, nel corso degli anni LinkedIn è diventato il social dei professionisti, un luogo virtuale dove commentare, condividere ed interagire su temi legati al lavoro e al business.

Già, ma come si fa a cercare lavoro su LinkedIn?

Innanzitutto abbiate cura del vostro profilo: scegliete una foto professionale ma non troppo seriosa, impostate una immagine di sfondo che sia coerente con la vostra professionalità e abbiate cura di compilare ogni campo relativo alle vostre esperienze lavorative sia pregresse che attuali.

Inserite tutte le informazioni in vostro possesso: le capacità, le esperienze, le lingue conosciute e anche aspetti della vostra personalità. Insomma, tutto ciò che può essere utile per rappresentarvi al meglio.

È molto importante che il vostro profilo sia attivo e puntualmente aggiornato. Pubblicate con regolarità post scritti da voi e debitamente corredati da immagini in perfetta coerenza con il testo. I post hanno però un contenuto limitato: ogni tanto dilungatevi un po' di più e cimentatevi nella stesura di veri e propri articoli che, a differenza dei post, vi consentiranno di esporre in maniera più ampia il vostro pensiero.

Se leggendo i quotidiani on line trovate un articolo interessante condividetelo pure esponendo però anche le vostre personali considerazioni in merito.

Ampliate la rete dei contatti e fate network: interagite con le nuove conoscenze commentando i loro post, segnalandoli con un “mi piace” o altro (anche LinkedIn ha ampliato la possibilità di scelta delle emozioni). Se qualcuno commenta un vostro post, mettere pure un like al suo commento e non dimenticate di condividere i post altrui!

In questo modo state costruendo la vostra visibilità e la vostra reputazione.

Per la vera e propria ricerca del lavoro, cliccando sulla voce “lavoro” iniziate a fare la ricerca del lavoro inserendo la parola chiave di vostro interesse. Utilizzate i filtri per una ricerca avanzata e quando trovate l’offerta che vi interessa candidatevi subito seguendo le indicazioni dell’azienda.

Infine, non dimenticate di attivare gli alert, gli avvisi di ricerca: in questo modo sarete ben certi di non perdere nessun annuncio!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Quanti fan deve avere una pagina Facebook?

Molti se lo domandano: quanti fan deve avere una pagina Facebook per essere considerata “importante” o per essere notata da eventuali sponsor o da possibili influencer?

In realtà il numero dei fan è solo un miraggio, una illusione. Spinti dall'apparire piuttosto che dall'essere molti si pavoneggiano e sbandierano qua e là numeri strabilianti di fan e follower e con ciò si sentono davvero appagati. Eppure non è così. Sono tante le pagine che hanno migliaia e migliaia di fan ma, purtroppo, pochissime interazioni.

Non c’è nulla di più triste che vedere una pagina in teoria molto apprezzata e seguita con scarso engagement sotto ogni post.

Nessun commento, pochissime condivisioni, poche reazioni...

Questo accade quando si comprano fan oppure quando vengono inviate persone che non hanno alcun interesse ad interagire con la pagina: magari non ne condividono l’obiettivo o parlano un’altra lingua quindi i contenuti per loro sono del tutto incomprensibili.

Però, se i fan della pagina sono persone “in target” e i post non ricevono l’attenzione che vorremmo, forse vale la pena fermarsi e riflettere un attimo.

In un mondo come quello digitale, in continua evoluzione, esistono comunque dei punti fermi, dei capisaldi che ogni social media manager o chi si occupa della comunicazione dovrebbe sempre tener a mente.

Coinvolgere, dialogare, attivare le conversazioni, emozionare, informare sono gli unici imperativi su cui si dovrebbe basare una strategia di social media marketing che si rispetti.

In conclusione, quando mi chiedono quanti fan deve avere una pagina Facebook io rispondo sempre che è preferibile avere pochi seguaci ma attivi piuttosto che vantare un esercito numeroso ma immobile.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Come gestire al meglio i social media

Cosa si può fare per gestire al meglio i social media? Cosa bisogna pubblicare? E’ giusto condividere gli articoli? Conviene intervenire per commentare? Se anche voi avete queste perplessità, ecco 7 consigli che vi saranno utili.

1- Regola n. 1: content is king. Create contenuti originali, contenuti che danno valore. Già, ma quali sono i “contenuti di valore”? sono quelli che

  • creano emozioni
  • risolvono dubbi
  • danno informazioni

Partite dal bisogno di chi vi legge: cosa vuol sapere il nostro pubblico? Quali problemi gli posso risolvere?

2- Avete già definito la vostra buyer persona, cioè il profilo tipo del vostro utente/cliente? Se non lo avete ancora fatto, è il caso di provvedere al più presto: solo così potrete sapere quali sono le sue necessità e quali contenuti cerca e, di conseguenza, cosa scrivere.

3- Anche il “persuasive copywriting” ha la sua importanza. Siate sempre positivi, eliminate i “non” e i “no” dalle frasi. Ad esempio: “Non hai voglia di soffrire il freddo e il gelo?” diventa “Ti piacerebbe restare caldo tutto l’inverno?”.

4- Siate sempre presenti rispondendo rapidamente (impegni permettendo) a messaggi e commenti, prestando attenzione ad ogni utente e rendendo le risposte coerenti con la mission dell’azienda e/o con la vostra storia personale.

5- Ogni volta che pubblicate un articolo o condividete un post altrui aggiungete sempre un tocco personale. Se state pensando di pubblicare un link semplicemente condividendolo, senza comunicare la vostra opinione in merito, allora fermatevi: meglio non pubblicarlo affatto. Ricordate che il pubblico continua a seguirvi solo se conosce i vostri punti di vista.

6- Non fate troppe domande. Di solito domandare vuol dire coinvolgere il pubblico e renderlo partecipe delle attività della vostra professione o azienda. Se si esagera, però, si ottiene l’effetto opposto: gli utenti non riusciranno a starvi dietro e si annoieranno per i troppi quesiti.

7- In medio stat virtus. Per aumentare l’engagement del pubblico è importante saper dosare i comportamenti: ponete pure domande, ma non troppe, siate divertenti ma senza esagerare, non abbiate paura di esprimere opinioni diverse dalla massa ma evitate informazioni inutili e non richieste!

Se vi attenete a queste semplici regole ecco che diventerà molto più agevole gestire al meglio i social media.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Meglio un gruppo o una pagina Facebook?

Questa è una domanda che molto spesso mi viene rivolta. È meglio un gruppo o una pagina Facebook?

Che differenza c’è?

Il gruppo è una comunità di più persone accomunate dallo stesso interesse. In questo caso, tutte le persone coinvolte (i componenti del gruppo) sono interessate a partecipare e perciò interagiscono sullo stesso argomento e postano contenuti testuali e multimediali.

Se ricevete un invito ad iscrivervi ad un gruppo, una volta accettato riceverete, in qualità di membro, tutte le notifiche.

Se avete deciso di creare voi un gruppo (siete quindi l’”amministratore”), è vivamente consigliabile stabilire delle regole ben precise onde evitare pubblicità o contenuti fuori tema (patti chiari, amicizia lunga!).

Un gruppo può avere più amministratori ai quali spetta il compito di moderare le discussioni, approvare le richieste di iscrizione di nuovi membri, monitorare l’attività del gruppo.

Un gruppo funziona solo se le persone coinvolte sono realmente interessate all’argomento: evitate perciò di invitare chiunque.

Un gruppo attivo richiede un grande lavoro di marketing on line e off line: deve essere seguito, alimentato, occorre essere tempestivi nei riscontri e deve anche essere accompagnato da eventi che fungono da corollario e da ulteriore collante.

I Gruppi Facebook possono essere di 3 tipi:

  • i gruppi pubblici permettono l'iscrizione a chiunque abbia un Profilo Facebook;
  • i gruppi chiusi possono essere cercati e visti da chiunque, ma solo i membri possono postare contenuti;
  • i gruppi segreti sono “invisibili” e l’iscrizione può avvenire solo su invito.

La pagina è una sorta di profilo per aziende, studi professionali, singoli professionisti, Enti Pubblici e organizzazioni non governative.

Chi amministra la pagina (ma anche altri ruoli tra cui l’editor) ha la possibilità di programmare i post sulla base di un calendario editoriale definito, può metterli in evidenza e creare così sponsorizzazioni utili per raggiungere utenti in target, per aumentare i “mi piace” alla pagina. Inoltre, grazie agli insight si può avere visione dell’andamento della pagina e dei singoli post e molte altre informazioni.

Insomma, è meglio creare un gruppo o una pagina Facebook? Analizzate bene le vostre esigenze e poi scegliete!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Come creare engagement

Molte persone non appena creano un account sui social media sembrano bambini all’interno di una sala giochi. Vedono un mondo nuovo, affascinante, coinvolgente. La possibilità di pubblicare foto, storie e video è talmente entusiasmante che diventa impossibile opporre ogni qualunque forma di resistenza.

Così ogni giorno o più volte al giorno sono presenti sulle varie piattaforme con i loro selfie, i loro post, i loro racconti dando così sfogo al narcisismo ed alla voglia di protagonismo. Niente e nessuno li può fermare!

Pubblicare post è giusto, postare video e selfie anche, intendiamoci….

Però se si vuole creare una rete di contatti, interagire deve essere un imperativo non secondario soprattutto in un social media quale LinkedIn dove un buon network può essere di grande aiuto per lo sviluppo del proprio business.

Se il bello e la peculiarità di internet è proprio la bidirezionalità, questa deve essere realmente posta in essere se si vuole creare engagement.

In buona sostanza, fino a qualche anno fa la pubblicità tradizionale ci ha proposto un modello univoco: da una parte il brand o la persona che parla (bene ovviamente) di sé, dei suoi prodotti o servizi e dall’altra l’utente che deve accettare passivamente le informazioni senza poter interagire in alcun modo.

Nei social media, invece, è possibile commentare i post altrui, condividerli, esprimere il proprio parere attraverso recensioni.

Tutte queste attività, però, devono essere poste in essere realmente e quotidianamente e sono fondamentali per creareengagement” ovvero il coinvolgimento degli utenti.

Un rapporto univoco del tipo “io pubblico, tu leggi” a meno che non siate già una autorità nel vostro settore, è sterile, improduttivo, non crea engagement, non genera, cioè, coinvolgimento né passaparola e alla lunga stanca.

In fondo se “tu pubblichi e io devo leggere” perché non può avvenire anche il contrario, cioè “io pubblico, tu leggi”?!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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La gestione delle obiezioni

Un cliente deluso, un fan perplesso possono lasciare delle recensioni negative sul nostro sito o possono scrivere commenti poco piacevoli in risposta ad un nostro post.

La gestione delle obiezioni è fondamentale per un social media manager ma anche semplicemente per chi cura in autonomia la propria comunicazione.

Gestire male questo aspetto, sottovalutare o peggio ignorare feedback negativi può rivelarsi controproducente.

Ecco allora un decalogo che vi potrà essere di aiuto nella gestione delle obiezioni.

  1. Al commento negativo bisogna sempre dare un riscontro: a nessuno piace essere ignorato.
  2. Rispondete nel più breve tempo possibile, ma prima di scrivere sinceratevi di aver fatto un bel respiro e di aver contato fino a 10!
  3. Scrivete la risposta prima su un taccuino o su un foglio word: avrete così modo di rileggere quanto scritto ed eventualmente di modificarlo.
  4. Rispondete sempre con la massima educazione e professionalità.  Evitate l’ironia: servirebbe solo ad inasprire i toni
  5. Se effettivamente il disservizio è stato causato da voi, chiedete scusa e proponete una soluzione
  6. Cercate di cogliere il lato positivo della critica: vi sarà di aiuto nel formulare la risposta ma anche per migliorare il vostro prodotto o servizio.
  7. Cercate di fornire risposte personalizzate in linea con le necessità manifestate dall’utente
  8. Se la conversazione tende a degenerare spostatela sul privato: chiedete alla persona di poter continuare attraverso scambio di email o messaggi privati
  9. MAI cancellare i commenti negativi. La tentazione è forte, si sa, ma sarebbe deleterio per la vostra reputazione
  10. Una critica ben gestita può rappresentare una fonte di passaparola, può generare engagement e soprattutto può convertire un cliente deluso in un cliente fedele.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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