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Perché avere un sito web è fondamentale per la tua attività?

Ammettilo: anche tu ti sei chiesto perché dovresti avere un sito web per la tua attività, soprattutto dal momento che, di recente, si sente spesso dire in giro che i siti internet aziendali non servono più.

Sembra quasi che sia più importante, per un’azienda, padroneggiare al meglio i social media, invece che dedicarsi ad un sito web costoso e, magari, anche complesso da gestire.

Oggi ti spiegherò perché è invece necessario e fondamentale possedere un sito web aziendale e perché averne uno può fare la differenza.

Sito web aziendale o profili social? Meglio entrambi!

Innanzitutto, avere un sito darà ai tuoi potenziali clienti un’immagine di te molto professionale. Si tratta di una sorta di biglietto da visita digitale, che sarà disponibile online 24 ore su 24 a tutti coloro che avranno bisogno di informazioni su di te e sui prodotti o servizi di cui la tua attività si occupa.

Adesso potresti chiedermi: non posso sfruttare i social media per veicolare ai miei potenziali clienti tutte le informazioni di cui hanno bisogno?

Certamente, ma per un’operazione tanto importante non dovresti affidarti solamente ai tuoi profili social.

Pensaci bene: tu ti fideresti di un professionista il cui unico punto di contatto sul web sia rappresentato da un profilo social? O preferiresti scegliere invece un’attività presente sul web sia mediante i social network, sia con un sito web ben curato? A te la risposta.

Con un sito web aziendale avrai la possibilità di essere trovato tramite i motori di ricerca (come Google) ogni volta che un potenziale cliente effettuerà una ricerca sui prodotti o servizi che hai da offrire.

Dunque, avrai un grandissimo vantaggio che potrebbe fare la differenza ai fini della vendita: raggiungerai i tuoi potenziali clienti proprio al momento giusto, quando avranno realmente bisogno di te, nell’istante in cui saranno alla ricerca dei tuoi prodotti.

L’importanza di disporre di un sito web aziendale risiede proprio in questo: ti consentirà di ampliare il tuo pacchetto clienti, così da aumentare le tue entrate.

Essere competitivi grazie al proprio sito web

Infine, un ultimo motivo per il quale un sito web è oggigiorno ancora necessario è che, ormai, su internet ci sono praticamente tutti, anche la tua concorrenza.

Vuoi consegnare tutti i tuoi potenziali clienti ai competitor? Sicuramente no.

Per questo devi lasciare tracce di te e della tua attività sul web, in modo che coloro che abbiano bisogno dei tuoi prodotti o servizi possano raggiungere te (e non qualcun altro).

Ricapitolando: perché avere un sito web aziendale è di vitale importanza?

  • per essere competitivi e avere maggiore visibilità
  • per ampliare il tuo business
  • per farti trovare al momento opportuno

Se sei arrivato fin qui ma non sei ancora del tutto convito circa i motivi per cui è necessario avere un sito web per la tua attività, o se vuoi capire come il team di Emera può aiutare la tua azienda a crescere sul web, contattaci.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

i social non funzionano

I social non funzionano

I social non funzionano: se anche tu la pensi così prenditi 2 minuti di tempo per leggere questo articolo.

Oramai lo sappiamo bene tutti: la pandemia Covid19 tuttora in corso ha dato un’accelerata al progresso ed in men che non si dica ci siamo ritrovati tutti “social”.

Facebook, Instagram, Linkedin, Twitter… in un attimo c’è stata la corsa a presidiare tutte le piattaforme in modo da accaparrarsi visibilità e presenza.

Terminato il primo periodo di grande entusiasmo, che più o meno è avvenuto intorno al primo lockdown, molti tra imprenditori e professionisti hanno cambiato idea e sono quasi diventati scettici circa la possibilità di utilizzare i social a beneficio della propria attività professionale o di impresa.

Così si è passati da una prima fase di presidio di ogni canale ad una fase di quasi abbandono delle piattaforme perché tanto

i social non funzionano

È vero, siamo un popolo latino, siamo amanti del contatto personale e delle relazioni dirette. Digeriamo un po' male l’idea di interfacciarci via web con clienti siano essi già acquisiti o potenziali.

Crediamo fortemente nel passaparola nel quale è radicato fortemente ogni nostro business e ogni scusa è buona per dare la colpa a Facebook.

Eppure, che ci piaccia o no dobbiamo conciliare il web con le relazioni interpersonali.

I social sono un mezzo di comunicazione potente, non possiamo ignorarli o trascurarli. I social non sono il futuro: sono il presente. Il nostro presente.

Tanto per dare un’idea… è di questi giorni la notizia che la celebre azienda svedese IKEA ha deciso, dopo ben 70 anni, di non stampare più il catalogo ma di gestire meglio i social media perché “tanto oramai gli utenti sono tutti sui social”.

Eppure, ancora oggi qualcuno insiste. I social non funzionano.

Corretto, giusto.

I social non funzionano se:

  • Non c’è una strategia a monte. Questo accade quando non si definiscono gli obiettivi, non si studia il mercato in cui si opera, non si definisce bene il target di riferimento…
  • Non c’è un piano editoriale ben definito e manca un calendario editoriale preciso: semplicemente ogni giorno si decide cosa pubblicare e dove.
  • Non c’è continuità nella pubblicazione: si pubblica “quando si ha tempo”
  • Non c’è una gestione professionale: i post sono privi di immagini adeguate, per non perdere tempo si collegano gli account, il copy non è adeguato, il linguaggio è troppo tecnico….
  • Non si realizzano campagne, non si progettano funnel cioè veri e propri percorsi che portano gli utenti a prendere decisioni di acquisto.

Insomma, l’improvvisazione non porta a nulla. È solo una perdita di tempo e nuoce fortemente all’immagine dell’azienda o del professionista.

Meglio non esserci affatto. Peccato, però. Se anche voi state ragionando in questo modo, sappiate che questa soluzione offre spazio ai vostri concorrenti.

In un mercato fortemente competitivo non basta saper fare: bisogna anche far sapere.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

Per approfondire leggi anche https://www.emeracomunicazione.it/2020/04/15/lecommerce-oggi-al-tempo-del-coronavirus/

come fare personal branding su linkedin

Come fare Personal Branding su LinkedIn

Perchè LinkedIn è molto più di un curriculum online

Curare il proprio personal branding significa gestire la propria immagine professionale in modo che gli altri ci riconoscano come gli esperti di riferimento in quel determinato settore.

Ne parla Laura Caracciolo in questo articolo che spiega perché e come fare personal branding su LInkedin che è consigliato per approfondire l’argomento.

La necessità di “metterci la faccia”, di distinguersi dai concorrenti e di selezionare con cura i propri clienti ideali, elementi che lei mette in evidenza, ci portano a considerare attentamente LinkedIn quale canale per il nostro personal branding.


Ma come, LinkedIn non è lo strumento per chi cerca/offre lavoro?

Quando me lo chiedono rispondo con slancio:
Non solo!”

È ancora troppo diffuso l'equivoco di fondo che essere presenti su LinkedIn significhi, di fatto, pubblicare una sorta di curriculum online. Ma questa è una convinzione assai limitante che rischia solo di far perdere opportunità di business!

Se ben inserito nella strategia di comunicazione LinkedIn diventa infatti l’alleato per farsi notare da contatti profilati.

Qualche motivo per cui  valutare questa piattaforma per il  marketing online?

  • A proposito del “metterci la faccia” → Il cuore di LinkedIn sono le persone, intese come professionisti: un profilo ben costruito è l'optimum per raccontarci attraverso biografia, esperienze lavorative, percorso formativo, competenze confermate, testimonianze positive sul nostro operato, pubblicazioni e progetti realizzati, network di contatti e così via.
  • A proposito del distinguerci dai nostri concorrenti → Su LinkedIn abbiamo la possibilità di pubblicare contenuti utili a farci avvicinare da profili per noi interessanti. Possiamo farlo attraverso la creazione di post o articoli approfonditi, la condivisione e i commenti alle risorse pubblicate da altri, la partecipazione attiva alle discussioni nei gruppi tematici.  Ogni nostra azione e reazione contribuisce a costruire l'immagine percepita della nostra figura, sia  umana che  professionale.
  • A proposito del selezionare accuratamente i nostri clienti ideali → Ciò che possiamo aspettarci quando ci muoviamo nell'ecosistema di LinkedIn è che le persone lo abitino per un motivo preciso: fare business. Non ingannare il tempo rilassandosi, bensì sviluppare relazioni, creare opportunità, aggiornarsi.

E in più bisogna considerare che LinkedIn...

  • genera quasi la metà del traffico dai social media verso siti web B2B;
  • permette di entrare in contatto diretto con i decision makers aziendali;
  • se ben utilizzato, consente ancora di ottenere una buona visibilità organica (senza dover  investire per forza budget in advertising, come accade su Facebook);
  • al momento non è utilizzato con piena consapevolezza da parte dei suoi (numerosi) utenti italiani: c’è ancora spazio per farsi notare, se non si perde altro tempo!

Ora dovrebbe essere chiaro come fare personal branding su LinkedIn ma se ci fosse qualche dubbio contatta il team di Emera Comunicazione per un check gratuito del tuo profilo LinkedIn. Vai in home page e compila subito il form.

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Sei curioso di capire come sfruttare al meglio LinkedIn per il tuo personal branding?

Leggi anche https://www.emeracomunicazione.it/2020/03/19/linkedin-per-i-professionisti/

come creare campagne pubblicitarie di successo

Come creare campagne pubblicitarie di successo

Come creare campagne pubblicitarie di successo su Facebook e Instagram. Ecco Il metodo di EMERA.

Davvero pensi che per sponsorizzare un post ti bastino solo cinque minuti?

Se è così, allora prenditi 5 minuti e leggi questo articolo che ti spiegherà come creare campagne pubblicitarie di successo.

Ti è mai capitato di sponsorizzare un post per la tua azienda su Facebook e Instagram, con risultati più o meno positivi?

Avrai notato come la modalità sia piuttosto intuitiva  e veloce se hai un minimo di confidenza con le piattaforme.

Noi di EMERA Comunicazione ci imbattiamo spesso in clienti che hanno già fatto qualche esperimento con le sponsorizzate (in autonomia o con l'aiuto di “professionisti”). Purtroppo, il 99% di loro non ha idea di cosa sia il Facebook Pixel e del perché andrebbe installato sul sito web aziendale. Per non parlare della quasi totale assenza di strategia a monte.

Il lato positivo della situazione è che così sappiamo subito di poter migliorare la resa dei loro investimenti pubblicitari - anche se resta chiaro che una buona pubblicità non può fare nulla per un prodotto scadente o un pessimo servizio clienti…

Qual è dunque il metodo che ho sviluppato con il team di EMERA Comunicazione per creare campagne pubblicitarie di successo su Facebook e Instagram?

Il nostro lavoro si sviluppa in più fasi:

  • Analisi della situazione e definizione della strategia: obiettivi da raggiungere e precisa messa a fuoco delle caratteristiche dei clienti target da raggiungere
  • Se non esistono, creazione del Business Manager del cliente (in modo che le risorse -  pagina, account pubblicitario resteranno sempre di sua proprietà) e del Pixel che il web master dovrà installare sul sito (operazione davvero semplice e veloce, con le istruzioni che forniamo!)
  • Creazione dei pubblici target, anche a partire da liste costruite in linea con la normativa sulla Privacy e dalle interazioni ottenute in precedenza con account social e sito web
  • Scelta dei posizionamenti pubblicitari (ovvero dove appariranno gli annunci: news feed, stories etc) da testare
  • Ideazione della creatività e del copy persuasivo degli annunci (se non hai ancora letto del marketing a risposta diretta, ti consiglio questo articolo della nostra copywriter Romina Mattoni https://www.pmi.it/impresa/pubblicita-e-marketing/344077/cosa-fa-il-copywriter-e-perche-averne-uno.html)
  • Eventuale creazione di Landing Page di destinazione delle campagne ed integrazione con chatbot o campagne di email marketing 
  • Monitoraggio dei risultati e costante ottimizzazione delle campagne

Perchè tutto questo lavoro? Essenzialmente per 3 ragioni

1-Perchè ogni variabile può avere un impatto significativo sulla buona riuscita o meno della campagna.

2-Perchè il nostro obiettivo è far ottenere il massimo ai nostri clienti con il budget che ci viene affidato.

3-Perché la competizione per la visibilità sui social media è in continua crescita e ciò che fino a ieri funzionava oggi non è più sufficiente.

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A proposito...

Se ti stai chiedendo:
Ma cos’è questo benedetto Pixel e perchè dovrei averlo sul mio sito?

Richiedici un appuntamento per valutare la tua situazione specifica e capire come possiamo aiutarti:

Vai nella home page di https://www.emeracomunicazione.it/ e compila subito il form

le promesse dei Social Media Manager

Le promesse dei Social Media Manager

Le promesse dei Social Media Manager

PROMETTERE E NON POTER MANTENERE: PUBBLICITA’ REGRESSO

Le promesse dei Social Media Manager suonano più o meno così: “Ottieni la visibilità che hai sempre cercato! Aumenta la tua visibilità, fai decollare il tuo fatturato. Richiedi il nostro piano marketing per far aumentare il fatturato della tua azienda. Le migliori strategie di social media marketing al servizio della tua azienda. Trasformiamo le tue idee in progetti di successo.”

Ammettetelo! Le avete riconosciute. Sono solo alcune tra le frasi più gettonate che agenzie e social media manager inseriscono nei loro siti internet. Lo scopo è quello di convincere chi vuole aumentare il proprio business o la propria visibilità in rete ad affidarsi a loro proprio in virtù di quanto promesso. Tutte richieste legittime da parte di un cliente che vengono riposte nelle mani di chi, sui propri siti, ha rimarcato le proprie capacità, le possibilità ed i successi ottenuti, magari con abbondanza di recensioni di clienti che si dichiarano pienamente soddisfatti.

Purtroppo, questo tipo di promozione della propria attività ben può essere definita, da parte di un cliente insoddisfatto, pubblicità ingannevole. Viene promesso qualcosa che ogni buon Social Media Manager (SMM) sa bene di non poter mantenere. D’accordo che la pubblicità è l’anima del commercio ma, in non poche ipotesi, le promesse dei Social Media Manager sono affidabili e credibili quanto quelli di Vanna Marchi ai tempi in cui faceva l’imbonitrice delle televendite.

Per fortuna si incontrano sempre meno Social Media Manager che dichiarano spudoratamente che “con me, raddoppierai il tuo fatturato” oppure che “con i nostri consigli tutti i nostri clienti sono diventati leader del loro settore” o altri messaggi simili. Bel colpo! Ma come tra noi avvocati ammettiamo che “Per ogni detenuto condannato c’è a piede libero chi l’ha difeso”, per i SMM si dovrebbe dire che per ogni campagna online non andata bene c’è un SMM che ha perso un cliente che, magari, proprio a causa di quell’investimento, ha visto la propria azienda entrare in una situazione di crisi.

Purtroppo, messaggi come quelli riportati, creano attorno al Social Media Manager un’aurea di successo che non può essere peraltro garantito perché, come è stato già più volte detto, non è possibile garantire il risultato che il cliente vuole o, peggio ancora, sogna a seguito proprio degli annunci lanciati da non poche agenzie che così millantano: “vi facciamo raggiungere i vostri obiettivi di crescita.”

Mi si potrebbe obiettare che nei contratti firmati con i clienti questi aspetti non vengono riportati, e quindi il cliente non può pretendere quel risultato. Giustissimo: non può essere infatti dedotto in un rapporto scritto la certezza di un risultato (ma immagino che pur di avere qualche cliente in più, qualcuno non esisti a farlo), ed un bravo Social Media Manager inserisce nel contratto solo le proprie attività, non certo gli obiettivi del cliente. Ciò non toglie che le ragioni per le quali il cliente vi ha scelto sono i vostri messaggi con cui viene garantito il successo, E quelli, una volta ripresi, fotografati, screenshottati (che brutta parola ormai troppo abusata), possono valere come prova in una causa per inadempimento e, forse, per danni, nei confronti del SMM o dell’agenzia.

Dobbiamo ancora una volta ricordare come l’obbligazione assunta dal Social Media Manager è di mezzi, e non di risultato, come magari vorrebbe il cliente. L’attività di chi fa del suo meglio per far conoscere e promuovere l’azienda ed i prodotti di un’impresa, non potrà mai garantire che quell’azienda ottenga il milione di click e like che ci si aspetta o il raddoppio del fatturato. E’ impossibile; tuttavia le promesse dei Social Media Manager e quelle delle agenzie fanno ritenere il contrario. E’ quindi facile immaginare un cliente che, non certo consapevole del concetto di obbligazione di mezzi (perché magari lui è il primo che, vendendo un prodotto, garantisce il risultato), dopo alcuni mesi di una campagna social magari ben fatta, decida di non pagare perché non vede i risultati. A fronte delle (forse legittime) proteste del SMM, il cliente potrebbe aprire il suo sito e dirgli “Ma tu garantisci questo!”. Non credo sia una bella situazione da affrontare ed esistono gli strumenti per poterla evitare. Ma dai messaggi che ancora si vedono in rete, sembra che molti SMM non vogliano capirlo.

Avv. Gianni Dell’Aiuto

Per approfondire leggi anche https://www.emeracomunicazione.it/2020/05/10/il-contratto-del-social-media-manager/

gli obblighi del social media manager

Gli obblighi del Social Media Manager

Gli obblighi del SMM sono in linea di massima, obbligazioni di mezzi che possono andare in contrasto con le pretese di risultato da parte del cliente. Come gestire questo binomio che può creare non pochi problemi?

Immaginiamo la scena. Un SMM riceve una telefonata da un suo cliente che, con tono alterato, esordisce così: “E’ da quindici giorni che hai iniziato a lavorare sui miei social. Non ho venduto neanche un prodotto in più e non sono aumentati i like su Facebook”. O altre frasi di questo tenore in base all’attività del cliente e sulle aspettative che questi si era creato. La risposta del SMM potrebbe essere del tipo che è troppo presto per vedere i risultati, che il posizionamento è appena iniziato e che la comunicazione richiede tempo per essere efficace. Sono giustificazioni che un cliente può accettare? Probabilmente no. E sicuramente non apprezzerebbe neppure sentirsi dire che “io non posso garantire risultati!” perché, viceversa, è proprio il risultato che il cliente si aspetta. Del resto, quando vi ha scelti, si è fidato perché sul vostro sito avete scritto che migliorate la visibilità social e aumentate le conversioni da contatti a clienti. E magari vi rendete conto in quel momento che avete messo in evidenza la massima resa sui budget destinati alle campagne pubblicitarie.

Conseguenza? Dopo un mese o due di campagna social e i vostri sforzi, il cliente risolve il contratto e si rifiuta di pagare a fronte di ciò che per lui è zero risultati. Difficile quindi per il SMM ottenere il pagamento del residuo periodo contrattuale, ciò anche in considerazione del mancato riconoscimento della categoria, di un albo che abiliti alla professione, di tabelle per poter calcolare validi parametri sui compensi. Il rischio, quindi, è quello di non essere pagati o, ipotesi non del tutto remota, ricevere richieste danni o restituzione dei compensi anticipati.

Perché tutto ciò? E’ chiaro per il SMM che non può garantire con certezza assoluta che aumentino i click, i like, le visite su un sito e, meno che mai, le vendite di un prodotto o un incremento di voti alle prossime elezioni. Insomma, quali sono gli obblighi del Social Media Manager? Il SMM può solo svolgere al meglio il proprio lavoro e garantire il suo impegno e la professionalità. Ma è questo che il cliente vuole?

Ci troviamo in una strana situazione in cui giuridicamente parlando, il SMM mette a disposizione inserendola nel contratto, quella che è un’obbligazione di mezzi a fronte di una volontà del cliente che vuole un risultato; ma l’obbligazione di risultato è cosa ben diversa. Un esempio semplice? Al medico che cura un paziente malato, viene richiesta un’obbligazione di mezzi, non potendo garantire la guarigione; un trasportatore deve invece porre in essere un’obbligazione di risultato: consegnare la merce nel luogo esatto. Un avvocato non può garantire il buon esito di una causa, ma se mi rivolgessi ad un chirurgo plastico con la foto di come voglio venga rifatto il mio naso, ecco che chiedo un risultato.

Gli obblighi del Social Media Manager quali sono? Insomma, come si collocano i SMM in questo contesto dal momento che, mancando una normativa di riferimento, si deve ricorrere ai principi generali codicistici e a strumenti contrattuali che devono essere di volta in volta adattati alla sua attività? Il tutto tenendo conto del cliente che vuole e pretende risultati. Magari basandosi sulle pagine social proprio del SMM che contengono messaggi fuorvianti se non addirittura con toni trionfalistici quando scrivono frasi del tipo: Con noi risultati garantiti; I nostri clienti raddoppiano le visualizzazioni e il fatturato in sei mesi”.

Soluzioni per il SMM? Intanto quello di “educare il cliente”, rendendolo consapevole che anche se portate il cavallo al pozzo, non è detto che beva (la saggezza dei vecchi proverbi), ma questo adagio dovrebbe trovare il giusto inserimento nei contratti dei SMM; contratti che a loro volta dovrebbero essere costruiti di volta in volta e non presi da modelli trovati su internet. Girano infatti sulla rete schemi di contratto per SMM che si occupano solo di alcuni aspetti e ne tralasciano altri di rilievo quali, ad esempio, proprio la circostanza che non è possibile garantire risultati. Peggio ancora potrebbe andare a coloro che, ancora oggi, si limitano a definire il rapporto con il cliente sulla semplice base dell’accettazione del preventivo. Le strette di mano andavano bene (forse) in un’altra epoca: oggi sono a dir poco inopportune.

Ultima considerazione ma non certo ultima per importanza. Accedere ai social dei clienti, vuol dire avere le loro chiavi di casa e poter prendere visione di tutti i dati personali (magari anche quelli sensibili) dei loro clienti e follower. Vi siete tutelati per quanto attiene al GDPR, trattamento dati, privacy e dintorni? Anche questo dovrebbe essere inserito nei contratti. Anche questo fa parte degli obblighi del Social Media Manager.

Avv. Gianni Dell’Aiuto

Per approfondire leggi anche https://www.emeracomunicazione.it/2020/05/10/il-contratto-del-social-media-manager/

Furto e vendita di dati_ istruzioni per il Social Media Manage

Furto e vendita dati: istruzioni per Social Media Manager

Furto e vendita dati: come ci si può proteggere dai pericoli interni?

Ecco alcune istruzioni per il Social Media Manager.

Dipendenti e collaboratori possono essere vere falle nel sistema di protezione dei dati e gestione della Privacy. Non solo disattenzioni, furto e vendita dati, data breach; adesso abbiamo la prova che in ogni azienda possiamo trovare un traditore al suo interno.

E’ di alcuni giorni fa la notizia di un’operazione della Polizia Postale che ha scoperto come alcuni dipendenti di TIM avessero messo in vendita i dati personali degli utenti. Tredici ai domiciliari e sette in carcere. Coinvolti non solo impiegati, ma anche ovviamente intermediari che si occupavano di tenere i contatti e, ovviamente, andare a rivendere i dati a qualche azienda di marketing, di profilazione o direttamente alla concorrenza. Le indagini sono ancora in corso e sono nate da una denuncia della stessa TIM che, almeno sotto questo punto di vista, si è dimostrata attenta. Sicuramente sarà stata fatta anche una segnalazione al Garante che emetterà i provvedimenti di sua competenza. Dalla cronaca sembra che siano stati sottratti i dati di oltre un milione di utenti e che il guadagno per ogni contratto concluso fosse di quattrocento euro. Una cifra importante se pensiamo ai numeri complessivi. Gli acquirenti? Sembra i call center che, alla faccia del GDPR e dei divieti imposti, sembra che non siano toccati dalla cosa. Forse qualche pesante sanzione da parte del Garante potrebbe essere un segnale.

I dati più richiesti? Sembra quelli registrati per i reclami. Quale migliore occasione, infatti, di chi è scontento di un servizio per offrirgli un’alternativa?

Adesso è giunto il momento per un Social Media Manager, e per le società che utilizzano questa figura ormai sempre più indispensabile per essere presenti e visibili sul mercato, di capire a quali dati in loro possesso potrebbe interessarsi qualche criminale informatico. Apparentemente, infatti, e come purtroppo qualcuno continua a ritenere, il SMM non lavorerebbe con i dati e non ne entrerebbe in possesso.

Sul punto si vogliono ribadire due aspetti fondamentali. Il primo è che, come ogni imprenditore, un SMM è soggetto al GDPR in quanto deve concludere accordi con clienti, fornitori e collaboratori e, pertanto, non può sottrarsi ad un preciso obbligo di legge. Il secondo punto è che, sostituendosi di fatto al suo cliente o, peggio ancora, a quello dell’agenzia per cui lavora, il SMM ha la disponibilità a una quantità inimmaginabile di immagini, nomi, like e interazioni. Perché anche un like è un dato personale. Ai sensi del GDPR, infatti, per dato personale intendiamo “ogni informazione che non solo individui una persona, la renda identificabile, direttamente o indirettamente, ivi compresi gli identificativi on line quali gli elementi caratteristici della sua identità fisica, fisiologica, genetica, psichica, economica, culturale o sociale” E sotto questo punto di vista cosa altro può rendere identificabile una persona di un patrimonio di like e manifestazioni di preferenze su determinati argomenti?

Tutti questi dati costituiscono un patrimonio inestimabile per un’azienda, un professionista, un personaggio pubblico che voglia incrementare la propria visibilità o che aspiri a diventare a sua volta un volto del web. E’ chiaro che si tratta di dati di proprietà di chi li ha legittimamente raccolti, ottenendo in tal senso il consenso al trattamento, ma chi ci mette le mani, li gestisce e tratta dal proprio computer o altro strumento adeguato, è il SMM. Non solo; è estremamente probabile anche che il SMM possa essere completamente sconosciuto al cliente ultimo e ai suoi fan e follower: quante aziende o personaggi vorrebbero far sapere al loro pubblico che le risposte e i commenti sono materialmente scritti da un’altra persona? Ed un ulteriore aspetto da considerare: il SMM è figura interna di un’azienda che cura l’immagine del cliente ultimo o è, come più spesso accade, una figura esterna?

Si tratta di aspetti di non poco rilievo che assumono una fondamentale importanza sia a livello giuridico per la costruzione di contratti che tutelino tutte le parti, sia per la gestione ed il trattamento dei dati: cosa accadrebbe se, ad esempio, un hacker si impadronisse di un database di clienti di un’azienda o follower di un politico bucando l’account del SMM? Altra situazione da considerare, alla luce della vicenda TIM.

Premesso che il furto e vendita dati è reato di cui risponde chi lo ha commesso, cosa accadrebbe nei rapporti tra le parti, la gestione del data breach e l’eventuale irrogazione di sanzioni da parte del Garante? E se un collaboratore del SMM si lasciasse corrompere come i dipendenti infedeli di TIM per avere quei dati?

In questo contesto si intrecciano interessi e peculiarità tali da imporre un’attenta analisi preventiva dei rapporti, delle attività richieste a ciascuno dei players e creare strumenti contrattuali e lettere di nomina e incarico che cerchino di salvaguardare tutte le posizioni, oltre ad una costante formazione degli operatori anche per evitare furto e vendita dati.

Gianni Dell’Aiuto

Avvocato – Data Protector Officer

Per approfondire leggi anche: https://www.emeracomunicazione.it/2020/06/12/il-contratto-del-social-media-manager-2/

personal branding

Il personal branding

Il personal branding. Che cos’è e come si costruisce

Il personal branding è la gestione strategica della propria immagine professionale. Contrariamente a quello che si può immaginare, forse per ragioni di comodità e semplicità, non basta autoproclamarsi “esperto in…”. Il personal branding non è non è quello che diciamo di noi stessi ma è quello che gli altri pensano e scrivono di noi.

Insomma, sono gli altri che ci devono riconoscere come gli esperti in quel determinato settore.

È un processo lungo, un investimento su se stessi e come tutti gli investimenti richiede tempo, mesi, anni e va fatto ogni giorno con grande costanza.

Ma perché?

Per tanti motivi ma per brevità riporto qui i 3 principali.

1-le persone si fidano sempre di meno di prodotti e servizi sponsorizzati online, si fidano sempre meno di brand: vogliono vedere in faccia le persone, vogliono sapere cosa queste persone comunicano, che valori hanno, in cosa credono.

2-distinzione dai competitor. Identificare un posizionamento e curare la propria immagine serve a distinguersi dalla concorrenza indifferenziata.

2-selezione dei potenziali clienti. I potenziali clienti che vi seguono sui social si rendono conto della vostra personalità, del valore aggiunto che siete in grado di apportare. In questo modo, sarete contattati solo dai clienti in linea con il vostro standard, clienti in target insomma.

Il personal branding: come si costruisce.

Alla base c’è sicuramente la definizione di un posizionamento ben preciso

È importante spiegare bene chi siete, cosa fate, gli elementi che vi rendono unici: insomma, perchè rivolgersi a voi.  

I contenuti hanno un ruolo fondamentale: utili, di valore, con linguaggio fruibile da chiunque

Utilizzate tutti i canali per il comment marketing: partecipate a gruppi di discussione, forum di domande e risposte come ad esempio Quora, gruppi di Facebook e Linkedin.

Chiedete ai vostri clienti recensioni e testimonianze. Se strutturate in modo efficace, cioè in modo da mettere in risalto il vostro plus, servono davvero tanto ad accrescere la vostra autorevolezza.

Le interazioni sono fondamentali: seguite gli altri utenti, individuate gli “opinion leader” del vostro settore e commentatene i post. Condividete articoli esprimendo sempre il vostro punto di vista.

Strumenti indispensabili per il personal branding sono un piano editoriale e un calendario editoriale per stabilire ogni quanto si intende pubblicare e con quale alternanza di contenuti.

Tra una pianificazione e l’altra, però non dimenticare di annotare tutto ciò che vi passa per la mente. Va bene pianificare, va altrettanto bene cogliere la notizia del momento al volo e pubblicarla in barba a quanto stabilito.

Infine, chiudo con una metafora. Non rincorrete le farfalle. Curate piuttosto il vostro giardino.

Non affannatevi a cercare nuovi clienti, non disperdete tempo e soldi in costose campagne o in siti ultramoderni e megagalattici.

Pensate bene a curare la vostra immagine, che poi è il vostro biglietto da visita, è la vostra credibilità e i clienti arriveranno da soli.

Laura Caracciolo

Social Media Manager

Per approfondire leggi anche https://www.emeracomunicazione.it/2020/03/15/social-media-per-professionsiti/

il contratto del social media manager

Il contratto del Social Media Manager: 5 errori da evitare

Chi entra in un bar e chiede “Un caffè”, ha appena accettato la proposta di vendita contenuta sul listino affisso sopra la cassa che indica “1 euro” quale prezzo da pagare. Da quel momento in poi nascono le obbligazioni dei contraenti: per il cliente pagare integralmente il prezzo e, per il barista, fornire zucchero, piattino e cucchiaino e un goccio di latte per macchiarlo, se richiesto. La tazzina non dovrebbe avere macchie di rossetto e, si spera, non dovrebbe neanche contenere residui di acido muriatico. E il bicchiere d’acqua è compreso o no? La correzione a cognac invece sappiamo tutti che è a parte. Sembrava più facile vero?

Noi avvocati lo definiamo rapporto contrattuale. Anche per un caffè, quindi, sarebbe opportuno un accordo scritto per chiarire tutti gli elementi, limitare responsabilità, rischi, fatti di terzi e il post vendita. Meglio evitare che accada ciò che è avvenuto ad una nota catena che si è vista condannare perché non aveva avvisato che il caffè contenuto nel bicchiere era bollente: una cliente si scottò le e l’azienda fu condannata a risarcire i danni. Più complesse sono le obbligazioni che derivano da un contratto e maggiori devono essere le cautele, specialmente per il fornitore.

Di tutto ciò sembra che se ne dimentichino molti fornitori di servizi, specialmente quelli connessi al mondo di internet, tra cui, in particolare, i Social Media Manager, sulle cui modalità di concludere un contratto molto ci sarebbe da dire. Cerchiamo allora di capire, perlomeno, come NON si deve concludere un contratto.

Permettete una piccola, noiosa, ma indispensabile premessa giuridica.  Un contratto si “conclude” quando le parti sono d’accordo su tutti gli elementi ma, dopo, deve essere anche eseguito. Ricordiamoci quindi che esiste un contratto come “atto” (accordo) e un contratto come “rapporto” (l’esecuzione). L’atto deve contenere non solo tutti gli elementi perché si possa ritenere un contratto concluso, ma anche quelli che ne disciplinano l’esecuzione e anche il dopo; quello che si chiama post-vendita e che per molte aziende dovrebbe essere, oltre ad un dovere, anche un plusvalore.

Per quanto riguarda il contratto del Social Media Manager ecco 5 errori da evitare.

1 Basta una stretta di mano

Forse in altre epoche era sufficiente. Quando ci si limita a ritenere che basta un assenso tra amici per definire tutti i termini di un contratto, non ci si rende conto dei rischi in cui si può incorrere, specialmente se una delle parti ritiene che alcuni elementi debbano ritenersi “sottintesi” in virtù proprio del sottostante rapporto di amicizia che intercorre.

In giudizio però tutto questo non riesce ad essere provato. Anzi; già è dura fornire la prova che la stretta di mano vi sia stata, immaginiamo il resto.

2 Scaricarlo da internet

Quando noi avvocati (brutta razza, lo so; ma qualcuno deve pur farlo) leggiamo i contratti che si trovano in internet, possiamo davvero dire di aver visto cose che voi umani …

I modelli prestampati già andavano poco bene quando si compravano nelle cartolerie. Infatti, non possono prevedere tutti i possibili risvolti del caso e, specialmente oggi, tra tutele dei consumatori, aspetti fiscali, dati personali e garanzie da fornire al cliente, è a dir poco impossibile che un modello trovato online possa tutelare un imprenditore o, peggio, chi opera sul web come ad esempio il Social Media Manager.

3 Il preventivo

Presentare un preventivo che, lo sappiamo, per abitudine e prassi, si vuole contenere in poche righe, massimo una pagina, perché il potenziale cliente si annoia a leggere un documento troppo complicato, è un sistema fin troppo abituale ma che dovremmo veramente smettere di usare. Possiamo in un preventivo inserire tutte le clausole necessarie per disciplinare la futura gestione ed evoluzione del rapporto? Se intervenissero variazioni di costi per il fornitore? Cause di forza maggiore?

4 Intanto iniziamo, poi vediamo come procede

E già fa ridere da sola.

Sorgono troppe domande che gli interessati non si fanno, tipo: iniziamo cosa? Come procede chi? Quando lo devo fare? Ci sono scadenze? Si, ma esattamente cosa devo fare? Come, quando e quanto mi pagherai? Devo andare avanti?

D’accordo, siamo all’improvvisazione più totale e sembra fantascienza ma, purtroppo, sappiamo bene che è una triste realtà.

5 Farlo scrivere da chi non è avvocato

Purtroppo, il legalese è un idioma più difficile del turco o del cinese e solo alcuni folli possono pensare di cimentarsi nella stesura di un contratto usando i termini corretti anche perché a molti sfugge che in questa strana lingua non sono ammessi i sinonimi. Eccoci quindi al paradossale: vengono usati come sinonimi locazione e affitto, risoluzione e recesso, addirittura proprietà e possesso.

In tribunale provate a spiegare ad un giudice che voi, in realtà, intendevate un’altra cosa…

Si potrebbe continuare e, andando avanti, magari raddoppiare questi modi non proprio ortodossi per concludere i vostri contratti.

Riflettete un attimo: ne vale davvero la pena?

Il contratto del Social Media Manager è come un vestito da cucire su misura: va adattato alle vostre aziende e alle necessità di ogni singolo business. O meglio ancora per tornare all’esempio iniziale: in che cosa consiste il vostro caffè? Quale zucchero o latte dovete mettere a disposizione necessariamente del vostro cliente e che cosa invece non è compreso? E, dall’altro lato, che cosa intende il cliente per il suo caffè? Pensateci bene.

Per finire, un consiglio.

Nei telefilm americani si vedono imprenditori che vanno in giro con avvocati con la stessa disinvoltura con cui un cowboy porta la sua pistola; tutto ciò avviene anche nella realtà. Un motivo probabilmente c’è. Per un avvocato il codice è paragonabile ad un’arma e, per parafrasare Clint Eastwood in “Per un pugno di dollari” quando c’è da scrivere un contratto e un imprenditore disarmato, incontra un imprenditore armato di avvocato e codice, quello senza avvocato e codice è un imprenditore che sul mercato è morto.”

Avv. Gianni Dell’Aiuto

Per approfondire leggi anche: https://www.emeracomunicazione.it/2020/05/10/il-contratto-del-social-media-manager/

social media tutoring

Come gestire da soli i social media

Come gestire da soli i social media è una domanda che in tanti si pongono. Purtroppo la buona volontà e la formazione specifica non sono sufficienti per produrre contenuti di valore o per trovare contatti in target.

Non basta aver fatto studi classici o conoscere le ultime novità del proprio settore quando poi le pubblicazioni vengono gestite a casaccio senza un piano editoriale a monte.

Che dire poi dei profili incompleti o delle pagine carenti a volte anche delle più banali informazioni.

Per non parlare degli articoli… Oggi per scrivere non basta saper scrivere! “Ma io a scuola facevo dei temi belllissimi…” Già… a scuola. Ma qui non siamo a scuola. Siamo sul web. Non c’è solo la prof che legge e corregge: c’è un mondo, c’è il web: una rete appunto!

Vogliamo parlare dei luoghi comuni legati a LinkedIn ancora oggi visto come il “social di chi cerca lavoro”?

Per andare incontro a tutte le persone che ci domandano come gestire da soli i social media, il team di Emera ha predisposto un nuovo servizio: il Social Media Tutoring erogato da:

Laura Caracciolo, Social Media Manager

Romina Mattoni, Copywriter

Il servizio prevede una consulenza di 40 minuti effettuata su piattaforma zoom su specifiche tematiche di volta in volta individuate e sarà erogata da un singolo membro del team che interverrà sulla propria area di competenza.

Grazie alla possibilità di condivisione dello schermo offerta dalla piattaforma zoom, per le consulenti sarà possibile guidare l’utente e questo conferirà alla consulenza un carattere estremamente pratico.

Nel dettaglio la consulenza riguarda le seguenti aree tematiche

  • Gestione generale dei social media: Facebook, Twitter, Linkedin Instagram. Quale social scegliere. Piano editoriale, calendario editoriale, frequenza pubblicazione, personal branding, interazione con gli utenti, identificazione dei clienti ideali; primi passi per trovarli e contattarli su Linkedin; ottimizzazione del profilo personale per valorizzare la propria unicità rispetto ai concorrenti. A cura di Laura Caracciolo
  • Copywriter: Redazione testi (articoli per blog, Landing page, Linkedin, siti internet). Cosa serve e da dove partire per scrivere un testo in Copy seguendo le regole del Marketing a risposta diretta. A cura di Romina Mattoni

La consulenza verrà erogata previa prenotazione e prevede un compenso di euro 50 euro + iva.

Per sapere come gestire da soli i social media o per prenotare il servizio contatta direttamente la consulente di riferimento ai seguenti recapiti:

Laura Caracciolo, Social Media Manager laura.caracciolo@emeracomunicazione.it

Romina Mattoni, Copywriter rominamattoni13@gmail.com

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