Turismo e social media

Turismo e social media: come combattere la crisi grazie al web

Purtroppo, negli ultimi due anni, il settore turismo ha subito una battuta d’arresto.

Gli hotel contano un numero di prenotazioni inferiore rispetto al solito, gli impianti ricreativi sono quasi del tutto vuoti. Dalle piste da sci ai resort, l’intero settore sta affrontando una crisi che sembra non volersi arrestare.

Siamo sicuri che la colpa sia tutta della pandemia?

In fondo, l’emergenza sanitaria è ormai quasi del tutto rientrata. Le ragioni che stanno dietro la crisi del turismo, dunque, derivano sicuramente anche da altri fattori.

Se, infatti, è vero che le restrizioni anti-covid hanno sicuramente scoraggiato i turisti e influito negativamente sulle prenotazioni, le motivazioni della crisi del settore vanno ricercate anche altrove.

Hai mai pensato che i social media potrebbero essere una valida soluzione a questo problema?

Social media: un’opportunità poco sfruttata

Così come accade nel caso di aziende e professionisti che operano in altri settori economici, il social media marketing è diventato uno strumento fondamentale anche per settore turistico-alberghiero.

Se gestisci una struttura ricettiva o in qualche modo collegata al turismo, per essere competitivo anche tu devi iniziare a curare la tua presenza sui social.

In questo modo, ti sarà possibile raggiungere nuovi potenziali clienti che ancora non conoscono i servizi che offri.

Sfortunatamente, quella del social media marketing è un’opportunità che non tutte le imprese sono in grado di sfruttare. E ciò è vero soprattutto nel mondo del turismo.

Eppure, e questo è un dato fondamentale su cui riflettere, secondo l’Istat la stragrande maggioranza delle prenotazioni di viaggi e soggiorni avviene online. Stiamo parlando di ben il 66% delle prenotazioni totali.

E questo non stupisce affatto: sappiamo tutti che siti web come Expedia o Booking.com, che permettono di prenotare soggiorni ed esperienze di viaggio online, stanno riscuotendo un grande successo.

Tra l’altro, grazie al web, è possibile raggiungere un numero enorme di potenziali interessati. Ma c’è di più. Grazie agli strumenti ed ai tool messi a disposizione dalle varie piattaforme, si può scegliere un target specifico.

Questo ci consente di raggiungere proprio i potenziali clienti, cioè coloro che potrebbero essere realmente interessati a prenotare un viaggio o un soggiorno.

Vantaggi dell’utilizzo dei social per il turismo

Non sei ancora convinto dell’enorme potere che il web marketing e i social possiedono? Analizziamone insieme i vantaggi specifici. Vantaggi che, per le aziende che operano nel settore turismo, sono tantissimi.

Innanzitutto, possedere un account social permette di avere a disposizione una sorta di vetrina sul web a disposizione degli utenti potenzialmente interessati.

Inoltre, pubblicazioni regolari e mirate aumentano la visibilità e la brand awareness. Quest’ultima è la consapevolezza che gli utenti hanno nei confronti di una determinata impresa.

Maggiore è la consapevolezza, maggiore sarà anche la fiducia che il pubblico nutre nei confronti dell’azienda turistica che seguono grazie ai social media.

Il che si tradurrà certamente in un numero di prenotazioni maggiore. Curare la propria presenza sui social, quindi, non è un’operazione fine a se stessa.

Non si tratta neppure di una questione di prestigio, ma di una mossa pubblicitaria. Mossa che potrà aiutare il settore turismo e le aziende che vi operano ad uscire da questo periodo di crisi.

Chiaramente, creare un profilo aziendale e iniziare a pubblicare contenuti a caso (o, peggio ancora, sponsorizzandoli senza un piano) non basta.

Bisogna studiare un piano di digital marketing strategico che serva davvero a raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il settore turismo, tra l’altro, ha un enorme vantaggio quando utilizza i social media con finalità pubblicitarie. Può pianificare le pubblicazioni e orientare la strategia in base alla stagionalità.

Contenuti e obiettivi di marketing variano a seconda della bassa, media o alta stagione. Sfruttare tutte queste opportunità può aiutare il turismo a riprendersi dalla crisi di settore.

Se non hai ben chiaro come sfruttare al meglio i social media per la tua attività, contattaci subito! Ti aiutiamo noi a pianificare al meglio i tuoi post sui social.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

Social media manager l’Omino di burro di Internet

Social media manager: l’Omino di burro di Internet

Ricordate Pinocchio nel paese dei Balocchi? Quel luogo magico dove è possibile trascorrere l’intera giornata giocando?

Internet può essere il moderno Paese dei Balocchi e ogni sito è una delle attrazioni che troviamo in questo luna park che sta diventando sempre più reale. Oltre a poter lavorare, studiare, pagare le bollette e acquistare la spesa online, il mondo della rete offre ogni possibile forma di svago e di divertimento.

 Non solo, infatti, la nostra giornata può interamente svolgersi sul divano o addirittura nel letto potendo lavorare in smart working o con la didattica a distanza: in internet troviamo semplicemente tutto. Musica classica, rock, trap e ogni altro genere; tutto il cinema che vogliamo fin dai tempi del muto, serie TV, notizie e poi la parte del divertimento. Dai video che troviamo sui social o su altre piattaforme fino alle scommesse più o meno legali e i casinò online. Chi cerca giochi elettronici da fare da soli o sfidando la macchina ha davvero l’imbarazzo della scelta. Si può fare conversazione online con nuovi o vecchi amici o con perfetti sconosciuti in ogni angolo del mondo. Sesso? L’offerta è illimitata e anche i più timidi possono ottenere grandi soddisfazioni.

Internet è un affascinante paese dei Balocchi che ha il suo Omino di burro. L’affabulatore che, alla guida di un carro trainato da coppie di ciuchini, condusse insieme ad altri ragazzi con non amavano la scuola, anche Lucignolo e Pinocchio in questo meraviglioso paese in cui giovedì non si fa scuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Inoltre, è un luogo dove le vacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono con l’ultimo di dicembre. Sono parole di Lucignolo non sconfessate dall’Omino di Burro.

Il pericolo però è dietro l’angolo e, dopo cinque mesi di giochi, Pinocchio e Lucignolo diventano due ciuchini e la storia prosegue.

Noi fermiamoci all’Omino di burro, perché il Social media Manager ben può incarnare questa figura.

È infatti il SMM che deve convincere il navigatore a visitare e fermarsi su un sito quanto più possibile e affezionarsi fino a diventare lui stesso un testimonial di quella pagina.

È il SMM che deve indicare all’imprenditore le strategie migliori per crearsi un pubblico fidelizzato di fan che cresca esponenzialmente.

È il SMM che deve conoscere il popolo della rete per individuare chi vuole caricare sul suo carro e condurlo nella direzione voluta.

È un lavoro di responsabilità anche etica e questo aspetto purtroppo viene sottovalutato. Internet, come il Paese dei Balocchi di Pinocchio, nasconde anche pericoli che i non esperto o i troppo entusiasti della rete non vedono. Rischi come quello delle dipendenze dalla macchina o dal gioco di azzardo sono sempre in agguato; la dismorfia da Snapchat è una patologia più diffusa di quanto si pensi tra le giovani. Lo spirito di emulazione per i video di TikTok ha portato alcuni adolescenti ad accettare delle challenge che li hanno portati alla morte.

È vero: nessuna responsabilità si vuole imputare a chi svolge il proprio lavoro, ma non è forse negli Stati Uniti che si vogliono mettere sotto processo i fabbricanti di armi? E internet, se male usato, non è forse un’arma?

Il SMM deve rendersi conto del proprio impegno anche etico, perché è lui che, con la propria attività, apre le strade di questo nuovo Paese dei Balocchi alle giovani generazioni che, sicuramente, preferiscono una app per giocare invece che studiare, come sempre è accaduto. Ma questa volta la app la hanno in tasca e chi li invita ad entrarvi deve valutare anche la portata etica e sociale del suo lavoro.

Di ciò ne dovrebbero essere resi edotti anche i clienti onde evitare che siano loro, come inevitabile conseguenza, di essere i reali responsabili di condotte non corrette della propria utenza. Ogni web agency dovrebbe quindi presentarsi ai suoi clienti anche rappresentando di tenere sempre un occhio rivolto all’etica aspetto questo che, in una professione non ancora regolamentata, assume importanza determinante nel costruire un biglietto da visita impeccabile nell’immagine.

Omino di Burro? Un buon SMM deve cercare di non esserlo e portiamo i follower anche verso la direzione di un uso etico del web.

Come si può essere sicuri di non incappare in un Omino di Burro ma di affidarsi ad un vero professionista della comunicazione?

Un Social Media Manager professionista non millanta e non promette risultati spaziali.

Un Social Media Manager professionista da solo non può sapere e saper fare tutto: verificate che abbia alle spalle una organizzazione ben strutturata dove ognuno ha le sue competenze: digital e copy (cioè specialista nelle campagne e specialista nella redazione di contenuti di valore e persuasivi) soprattutto.

Un Social Media Manager si avvale di un Avvocato esperto in privacy che possa validamente supportare lui e tutti i clienti nella gestione dei tantissimi aspetti legali, purtroppo tanto sottovalutati (ahimè)

Controllate il sito, lo staff, i clienti e le recensioni sul profilo Linkedin prima di firmare qualsiasi contatto!

Gianni Dell'Aiuto, Avvocato

Social networking e Social Media

Social networking e Social Media? Attenzione a non confonderli

Spesso e volentieri i termini “social media” e “social networking” vengono utilizzati come sinonimi.

Tuttavia, è bene non confondere i due termini: con il termine social media intendiamo le piattaforme social che utilizziamo quotidianamente, per svago o con fini professionali.

Il social networking è invece un’attività che, se compiuta a dovere ed in modo consapevole, può garantirci numerose opportunità di business.

Ogni azienda o professionista che ha successo sui social sfrutta il networking. Ad oggi non è più possibile pensare ad i social come ad una asettica vetrina aziendale: bisogna interagire, fare networking con i seguaci.

Cerchiamo di capire insieme in che modo.

Che cos’è il social network?

Prima di capire come si fa networking sui social, dobbiamo innanzitutto definire quest’attività nel dettaglio.

Con social networking intendiamo l’utilizzo dei social media per entrare in contatto con altre persone, che siano familiari, colleghi o potenziali partner commerciali.

Facciamo networking sui social sia quando utilizziamo queste piattaforme nel tempo libero, sia quando le sfruttiamo all’interno di una strategia di digital marketing.

Un professionista o un’azienda che vuol sfruttare i social media per farsi conoscere da nuovi potenziali clienti, in effetti, deve necessariamente fare networking.

Senza stabilire una rete con i propri seguaci, infatti, l’utilizzo dei social media con scopi di business non sortirà alcun effetto.

Detto in altre parole, non è abbastanza creare un profilo aziendale sui social media e iniziare a condividere contenuti. Bisogna anche interagire, creare relazioni significative e positive con i clienti.

In fondo, se ci fermiamo a pensare sullo scopo basilare dei social media, possiamo concludere che queste piattaforme abbiano come unica finalità quella del mantenimento delle relazioni.

E, in effetti, fare social networking vuol dire proprio questo: stabilire (ma soprattutto, mantenere) una relazione commerciale con i potenziali clienti, attraverso l’utilizzo dei social media.

Grazie ai social ed alle relazioni instaurate tramite questi strumenti, i brand possono sia incrementare la brand awareness, sia avvicinare l’azienda ai clienti, rendendosi riconoscibile e accessibile.

Networking professionale sui social media

Sfruttando la capacità di instaurare e mantenere le relazioni, le aziende ed i professionisti possono acquisire un’enorme influenza su coloro che li seguono sui social. In questo modo, è possibile orientare le scelte dei consumatori potenzialmente interessati.

Il networking professionale sui social media permette infatti di connettersi con i clienti, indipendentemente dalla loro distanza, senza limiti di orario imposti dalle chiusure della sede fisica.

Ma fare social networking ha anche altri vantaggi, primo fra tutti quello della riprova sociale.

Un professionista o un’impresa, facendo networking, avviano relazioni social con i clienti, rispondendo ai commenti o permettendo loro di condividere contenuti e post sulla pagina aziendale.

Tutto questo sarà visibile agli occhi di chi non ha ancora non conosce il brand. E le opinioni di altri consumatori sono una potentissima leva di marketing, che potrebbe convincere un potenziale cliente non ancora del tutto convinto ad effettuare il suo acquisto.

Questo perché un marchio di cui i clienti parlano pubblicamente con soddisfazione viene, com’è ovvio, percepito come affidabile.

Ovviamente, il social networking presenta anche qualche svantaggio. Sui social media bisogna essere presenti e attivi, e questo può richiedere molto tempo. E sappiamo che, purtroppo, non tutte le aziende ed i professionisti ne hanno.

Inoltre, i social media non sono sempre un luogo allegro e ospitale: talvolta, sarà necessario gestire critiche e lamentele.

Ma anche la capacità di gestire al meglio eventuali critiche fa parte del social networking ed è indice della professionalità dell’imprenditore/professionista.

Se hai poco tempo per fare social networking e hai bisogno di professionisti che si dedichino ai tuoi canali social professionali, contattaci subito: ti aiuteremo noi.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Social Book: i tuoi Social in un Book

Hai mai pensato che i tuoi post possano diventare un opuscolo tutto tuo?

I Social Media fanno ormai parte della quotidianità di ogni professionista e di tutte le aziende, incluse quelle di piccolissime dimensioni.

Tutti conosciamo l’importanza del Digital marketing ed il suo potere. Grazie ad un sito web ben curato ed ottimizzato a livello SEO e per mezzo dei profili social aziendali e professionali siamo in grado di raggiungere potenziali clienti che, senza il web marketing, molto probabilmente non ci avrebbero mai trovati.

Eppure, il marketing non si limita ai Social Media ed al web: ci sono tantissime altre opportunità che devi iniziare a sfruttare fin da adesso per aumentare la tua visibilità.

Per questo, oggi voglio parlarti di una nuova possibilità, che ti permetterà di sfruttare i post pubblicati sui Social Media o sul tuo blog anche offline.

Hai capito bene: è possibile utilizzare ciò che condividi su social e blog aziendale anche al di fuori del web. Scopriamo come.

Oltre il web marketing: il tuo magazine aziendale

Pensaci bene: dedichi ore a scrivere e condividere contenuti di valore (o magari hai un professionista che si occupa di farlo al posto tuo). Si tratta di contenuti che, di certo, vengono apprezzati dal popolo del web e dai tuoi clienti, reali e potenziali, che ti seguono sui Social Media.

Questi stessi contenuti, proprio per il loro enorme valore, potrebbero essere condivisi e valorizzati anche attraverso altri mezzi. Ci avevi mai pensato?

Non solo social e web marketing, dunque: lasciarli online è sicuramente una valida strategia, ma noi vogliamo fare di più.

Per questo motivo, ti propongo di utilizzare i tuoi contenuti per dar vita al tuo book professionale e aziendale.

L’idea, in altre parole, è quella di creare la tua rivista, da stampare con cadenza che stabiliremo insieme, e che conterrà tutti i tuoi post di maggior valore, quelli cioè più utili ed interessanti per chi li leggerà.

In questo modo, potremo accrescere la tua brand awareness: solo i maggiori esperti possiedono un proprio book aziendale.

Inoltre, condividendo una copia con i tuoi contatti, il tuo magazine svolgerà le stesse funzioni che i tuoi contenuti realizzati seguendo il tuo piano di web marketing stanno già svolgendo su internet.

Il tuo magazine lavorerà però offline e i tuoi contenuti potranno raggiungere coloro che ancora non seguono i tuoi canali sul web.

Insomma, ti darai una possibilità in più per ottenere maggiore visibilità.

Social Book: ecco con chi condividere il tuo book

Purtroppo, oggi si tende a far coincidere il marketing con il Social Media ed il Web marketing: abbiamo dimenticato l’importanza dell’omnicanalità.

Eppure, una soluzione omnicanale, che copra sia i canali online che quelli offline, è fondamentale per avere la certezza di raggiungere un vasto pubblico (e più clienti!).

Considera poi che le persone potenzialmente interessate al tuo book aziendale che raccoglie i tuoi post più significativi potrebbero essere davvero tante. Magari la maggior parte di queste persone, attualmente, non ti segue sui Social o sul web.

Ti stai chiedendo chi saranno i destinatari del tuo book e come veicolarlo a chi non ti conosce ancora?

Prima di tutto, pensa ai tuoi attuali clienti: lasciare una copia in sala d’attesa può essere utile per permettere loro di rileggere un particolare contenuto che ha richiamato la loro attenzione mentre navigavano sui Social Media.

Inoltre, consegnare una copia al cliente ti permetterà di far arrivare il tuo nome o quello della tua azienda dove ancora non ti aspetti. Il cliente potrebbe infatti parlare di te, dei tuoi prodotti e dei tuoi servizi a parenti ed amici, mostrando loro il tuo magazine.

In questo modo, anche coloro che non ti seguono sui Social Media avranno i tuoi post disponibili su carta stampata.

Un discorso analogo può essere fatto per aziende partner, fornitori e altre figure che collaborano con te in quanto professionista o rappresentante di un’azienda.

Se vuoi anche tu il tuo Social Book completo con i tuoi post migliori e con il logo della tua attività professionale o aziendale contattaci ora per sapere come realizzarlo.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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Social Media e studi professionali: 3 errori da evitare

Social media e studi professionali: si tratta di un binomio vincente?

A mio avviso, la risposta è sì: del Social Media Marketing, infatti, possono usufruire tanto le piccole e medie aziende, quanto i professionisti.

Tuttavia, nonostante il Digital marketing abbia ormai preso piede e anche se imprese e liberi professionisti abbiano iniziato a prendere consapevolezza dell’enorme potere dei social, ancora oggi tantissimi studi professionali utilizzano a sproposito (o peggio, non utilizzano) i canali social.

Oggi scopriamo insieme come sfruttare al meglio questi strumenti potentissimi e, soprattutto, quali sono gli errori da evitare assolutamente qualora si utilizzino i Social Media per migliorare la reputazione di uno studio professionale.

Come e perché gli studi professionali possono usare i social?

Ormai lo sappiamo tutti molto bene: chiunque è sui Social media. In questo enorme spazio virtuale, i professionisti possono trovare numerose opportunità, dalla scoperta di nuovi partner commerciali, alla conquista di clienti e contatti che non si possedevano ancora.

Eppure, i Social media possono essere ostici da utilizzare, soprattutto se non se ne conoscono le regole basilari che li disciplinano.

Spesso i gestori delle pagine social degli studi professionali si lasciano cogliere dalla frenesia di postare contenuti, senza tener conto di un fattore fondamentale: tutto quel che si pubblica sui profili professionali deve essere adeguatamente ponderato.

Questo perché qualsiasi errore, dal più piccolo a quello enorme, difficilmente potrà essere cancellato, e questo potrebbe incidere negativamente sulla reputazione dello studio e del professionista.

Insomma, proprio tutto il contrario di ciò che si voleva inizialmente ottenere!

Per poter gestire al meglio le pagine ed i profili social degli studi professionali, occorrere assoldare un esperto, meglio ancora se non del tutto estraneo al mondo del professionista di cui si occupa.

I social media sono infatti il luogo perfetto per mostrare la propria competenza nell’ambito in cui si opera.

In altre parole, ogni post condiviso dovrà essere all’altezza delle competenze del professionista e del suo studio professionale.

Professionisti e social media: errori comuni

La competenza degli studi professionali sui Social media può essere testimoniata anche evitando di commettere errori.

Analizziamo di seguito quelli più comuni che non dovrebbero mai essere compiuti per evitare di rovinarsi la reputazione agli occhi dei seguaci.

Innanzitutto, non bisognerebbe mai condividere informazioni riservate, né di un cliente, né di altri soggetti terzi. Si tratta di uno degli errori peggiori che si possono commettere, eppure è tra i più frequenti tra le professionalità che gestiscono dati personali (avvocati, consulenti, commercialisti e simili).

Oltre a violare la riservatezza tra professionista e cliente ed incorrere nei conseguenti problemi deontologici, gli studi professionali si macchierebbero di un grave errore, che rischia di allontanare nuovi clienti e opportunità.

Il secondo errore da non compiere mai quando si utilizzano i social per scopi professionali è quello di evitare le interazioni con i seguaci.

L’ideale sarebbe interagire costantemente, anche nel caso di commenti negativi e critiche.

I professionisti che decidono di non farlo perdono l’opportunità di dimostrare il proprio valore e la propria competenza nella gestione di una crisi.

Terzo errore che uno studio professionale non deve permettersi è quello di condividere post o riflessioni che abbiano a che fare con questioni sociali o politiche.

Si tratta purtroppo di una questione delicata e tra le più sottovalutate, per due ragioni.

Innanzitutto, se gli argomenti sono spinosi, si rischiano malintesi con clienti fedeli, ma anche con quelli potenziali.

In secondo luogo, i clienti potrebbero avere idee differenti, e questo potrebbe tradursi in una perdita di opportunità e di guadagno.

Evitando questi errori, sarà possibile sfruttare al meglio i social media e tutte le loro potenzialità per accrescere la notorietà del proprio studio professionale.

Hai bisogno di una mano nella gestione dei social media per la tua attività? Contattaci subito per una consulenza senza impegno.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

La Web Agency e i suoi collaboratori ecco come gestire i vari rapporti contrattuali

La Web Agency e i suoi collaboratori: ecco come gestire i vari rapporti contrattuali

“Pensiamo a tutto noi!” Queste parole, magari dette con trono trionfalistico, possono essere la sintesi di un progetto che viene presentato dalla Web Agency al cliente che, entusiasmato da slide elettrizzanti, parole persuasive e convincenti, immagini accattivanti, decide di accettare il preventivo che viene proposto e, finalmente, il contratto è concluso.

Abbiamo già parlato su questa pagina dei rischi che si corrono non definendo compiutamente i termini contrattuali con un cliente, ma una Web Agency deve preoccuparsi anche dei rischi che corre al proprio interno e proteggersi da quello che possiamo chiamare il fuoco amico.

Il servizio completo che viene offerto sul mercato, infatti, richiede la partecipazione di più professionisti specializzati che possono andare dal social media manager al web developer; aggiungiamo il copywriter e, se richiesto, anche un community manager e, non dimentichiamoli, grafici, designer e fotografi oltre ai video maker e potremmo trovare anche altre figure in base ai contenuti dell’accordo e alle necessità del cliente.

Tutti i soggetti qui indicati possono essere inquadrati come dipendenti ma, come ben sappiamo, in moltissime realtà si tratta di professionalità non sempre presenti all’interno di un’unica struttura e, di conseguenza, devono essere contrattualizzate per periodi di tempo o su singoli progetti. Parliamo quindi sia di web agency strutturate sia di singoli professionisti che, una volta concluso un accordo, hanno bisogno di competenze di cui non dispongono. In entrambi i casi un eventuale errore, una dimenticanza, la cattiva esecuzione di parte del proprio compito da parte di un collaboratore o dipendente, sono evenienze che al cliente non possono essere giustificate da parte del titolare di una web agency (o dal professionista che si avvale di collaboratori) con la classica risposta “Non è colpa mia, ma del fotografo, della copywriter o del tecnico di sistema eccetera". Il cliente ha un unico interfaccia che risponde in toto davanti a lui: colui che ha firmato il contratto e si è assunto l’impegno di portare a termine il progetto.

Di ogni singola rotellina che compone il meccanismo di una web agency o di un progetto, unico responsabile è l’agenzia o colui che sottoscrive un accordo come “pilota” del progetto. Si tratta di un contesto in cui le responsabilità dei singoli che, ripetiamo, non sono opponibili al cliente, vengano ben chiarite nei rapporti con l’agenzia o il “pilota”. Non farlo potrebbe portare non solo ad incomprensioni nell’esecuzione del progetto o con il cliente, ma anche a possibili successivi contenziosi che potrebbero sfociare in licenziamenti o rotture di contratti e di conseguenza dei rapporti interpersonali. Un rischio che deve essere decisamente evitato ed è per questo che è opportuno sempre contattare “prima”, un avvocato che non andare da lui “dopo” a danno ormai fatto.

Ecco che, da ciò scaturisce la necessità che non solo i contratti con il cliente siano redatti da un professionista che conosca la realtà della materia, ma che sia consapevole anche delle dinamiche del progetto e del ruolo di tutti coloro che vi contribuiscono.

Una web agency dovrà pertanto ben chiari non solo i compiti dei singoli, ma anche indicarli in un contratto che, salvo il caso del lavoro subordinato, specifichi le responsabilità e le eventuali limitazioni delle stesse. Possiamo citare, a titolo di esempio, le tempistiche delle consegne di materiali, il controllo di qualità e, aspetto sempre fondamentale e mai sufficientemente considerato, quello dei dati personali di clienti, follower e collaboratori stessi.

Insomma, ogni web agency e ogni professionista della rete, deve tutelare non solo i rapporti con i clienti, ma anche con tutti i collaboratori. Ne guadagnerà non solo in tranquillità, ma anche affidabilità e immagine sul mercato.

Gianni Dell’Aiuto Avvocato

Campagna su Facebook

Google Ads o Facebook Ads: quale scegliere?

Se gestisci un’impresa o sei un professionista ed hai intenzione di espandere il tuo pacchetto clienti, devi necessariamente sfruttare la pubblicità online, utilizzando due preziosi strumenti: Facebook Ads e Google Ads.

La pubblicità sui due colossi del web, che vantano miliardi di utenti attivi mensilmente, è l’ideale per dare una marcia in più alla tua strategia di marketing online.

Ma ti starai sicuramente chiedendo quale, tra Google Ads e Facebook Ads, sia lo strumento migliore nel tuo specifico caso.

Si tratta di una domanda che mi viene posta spesso, anche perché sul web si trovano opinioni discordanti.

Cerchiamo quindi di fare chiarezza e di scoprire qual è lo strumento di pubblicità online che fa al caso tuo.

Meglio Facebook Ads o Google Ads?

Se ti stai chiedendo quale delle due piattaforme è superiore, sappi che ti stai facendo la domanda sbagliata.

Si tratta infatti di due strumenti profondamente differenti: Facebook Ads agisce su un social network, mentre Google Ads mostra gli annunci a pagamento su un motore di ricerca.

Di conseguenza, i potenziali clienti che vedranno i tuoi annunci sulle due piattaforme sono differenti: si trovano, cioè, ad una fase diversa del funnel.

Insomma, le due piattaforme non vanno viste necessariamente come concorrenti, da utilizzare in maniera alternativa: la maggior parte delle aziende usa sia Facebook Ads che Google Ads, sfruttando i punti di forza di entrambe le due tipologie di advertising online.

L’utilizzo congiunto di Facebook e Google è in grado di garantire sia un aumento della visibilità del brand, sia un miglioramento delle vendite.

Trattandosi di due piattaforme differenti, in effetti, anche gli obiettivi perseguibili mediante le ads su Facebook sono diversi rispetto a quelli che puoi ottenere mediante gli annunci PPC su Google.

Per questa ragione non possiamo stabilire quale, tra Facebook Ads e Google Ads, sia la forma di pubblicità migliore.

Si tratta di due strumenti che vanno utilizzati insieme, in una strategia di marketing digitale integrata.

Facebook Ads per la brand awareness

Facebook Ads può aiutarti a migliorare la consapevolezza che il pubblico ha su di te o sulla tua azienda.

Ricorda che il pubblico sui social media, molto probabilmente, non è alla ricerca di un prodotto o di un servizio, ma sta utilizzando il social con altri scopi.

Difficilmente, dunque, Facebook Ads porterà a delle conversioni dirette (anche se ovviamente può succedere).

Piuttosto, la pubblicità su Facebook può aiutare aziende e professionisti a farsi conoscere da un più vasto pubblico, ad affermare il proprio nome tra quelli degli esperti in un determinato campo, ad ottenere nuovi contatti.

Il tutto a prezzi abbastanza bassi: gli annunci Facebook Ads sono infatti notoriamente abbastanza economici e, quindi,  anche budget non molto elevati consentono di raggiungere un pubblico abbastanza vasto.

Google Ads e le conversioni

Google Ads, invece, funziona in maniera differente. Gli annunci PPC di Google vengono infatti mostrati agli utenti che digitano determinate parole chiave.

A differenza dell’utente medio che utilizza i social media nel tempo libero, il potenziale cliente che effettua una ricerca su Google sa esattamente cosa sta cercando.

E, tra l’altro, lo sta cercando proprio in quel preciso istante.

A differenza della pubblicità su Facebook che promette ottimi risultati con un piccolo investimento, l’utilizzo di Google Ads prevede un budget maggiore; eppure, pagherai solamente se un utente farà click sul tuo annuncio o per ogni mille impression.

Tuttavia, il maggior prezzo è giustificato dal fatto che il traffico proveniente da Google è altamente qualificato. Utilizzando le parole chiave giuste, quindi, sarai in grado di aumentare le conversioni.

Chi ha visto il tuo annuncio su Google, in altre parole, ha una buona probabilità di concludere immediatamente l’acquisto.

Vuoi qualche consiglio in più su Google Ads e Facebook Ads? O magari non sai come impostare le tue campagne di advertising? Contattaci per una consulenza mirata!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

AAA Vendiamo like, follower e condivisioni

AAA Vendiamo like, follower, commenti e condivisioni

Non facciamo gli ingenui o né cerchiamo di nasconderci dietro la classica foglia di fico. Sappiamo bene che si trovano in vendita like, follower e profili. A quale imprenditore o professionista non è mai giunta una e-mail con la quale, a fronte di un pagamento di poche centinaia di euro (cifra standard), viene offerto un pacchetto di follower su un account social? Secondo il Sole24ore con soli trecento euro si possono portare a casa 3.500 commenti, oltre 25.000 like e almeno 5.000 follower. Molte offerte giungono dall’India, altre dalla Cina, ma anche dalle terre italiche potrebbe giungere una e-mail con cui viene richiamato l’interesse di chi cerca visibilità online con migliaia di profili “tutti italiani e tutti verificati” se non addirittura certificati (?!).

Chi può cadere in tentazione e decidere di effettuare un simile acquisto? Possiamo essere certi che se esiste un’offerta è perché c’è una domanda. È una banale legge logica dell’economia. Non lanciamoci in questa sede su definizioni degli acquirenti perché potrebbero emergere termini poco edificanti e limitiamoci al settore specifico dei Social Media manager per prendere, purtroppo, tristemente atto che anche qualcuno di loro potrebbe essere indotto a questa irrituale forma di approvvigionamento.

Allo stesso modo, per completare il quadro, si potrebbe acquistare una mailing list fornita da perfetti sconosciuti la cui origine potrebbe essere il darkweb dove, è bene saperlo, circolano grandi quantità di file con mail personali e personali rubate nei database di qualche azienda che vede così messo alla mercè dell’intera rete tutto il patrimonio rappresentato dai dati dei propri clienti.

Ma, per tornare ai pacchetti di follower, e a come qualche SMM poco diligente possa acquistarli, pensiamo che sono in circolazione non pochi operatori che garantiscono risultati mirabolanti ai loro clienti in termini numerici e, forse, addirittura già sanno che laddove non li raggiungessero possono sempre ricorrere a questo mercato di fatto in nero. Magari la loro opera di convinzione del cliente a concludere il contratto con cui viene loro affidata la gestione dei social è iniziata proprio con un sito nel quale vengono garantiti risultati certi di visibilità, vendite e, appunto, follower.

Ricordiamo, e non ci stancheremo di ripeterlo, che giuridicamente l’obbligazione di un SMM è quella di mezzi, vale a dire fare tutto il possibile nel rispetto dei canoni di diligenza e buona fede per raggiungere un risultato che non può essere garantito. Il risultato è ciò che il cliente vuole, ovviamente, ma darlo come certo è già indizio di malafede e poca professionalità.

E se addirittura il SMM già avesse in mente di acquistare like e follower falsi si ravvisa malafede e gli estremi della truffa contrattuale; aggravante, inoltre, potrebbe essere l’acquisto di pacchetti creati da dei bot.

Ovvio che un simile comportamento avrebbe conseguenze sul contratto di cui il cliente ben può chiedere la risoluzione per inadempimento e anche il risarcimento del danno. Altre conseguenze potrebbero derivare se il creatore dei profili fake avesse usato immagini di altre persone incorrendo oltre che nella violazione delle norme in materia di diffusione delle immagini di persone, abbia commesso il reato di sostituzione di persona (Art. 494 Codice penale). Non è azzardato ipotizzare la ricettazione.

Questo proliferare di like e follower falsi costituisce inoltre un vero e proprio sistema di doping che falsa il mercato e la concorrenza tra aziende e, anche, tra coloro che utilizzano i social per promuovere la loro immagine. Conseguenze ulteriori a cui forse non pensiamo?

Oltre ad acquistare follower per sé, qualcuno potrebbe anche acquistare haters e commenti negativi per il competitor oppure profili e-mail da cui far partire attacchi o vere e proprie shitstorm per danneggiare i siti e l’immagine della concorrenza.

Le piattaforme social hanno il loro bel da fare per cercare di combattere il fenomeno ma, in ogni caso, chi vuole utilizzare lo strumento social deve tenere presente i rischi che corre se non affidarsi a web agency, SMM e professionisti qualificati e che non accettino compromessi sotto questi punti di vista, ma anche tutelarsi preventivamente con avvocati che sappiano predisporre contratti che garantiscano il cliente da questa vera e propria forma di pirateria.

Gianni Dell’Aiuto, Avvocato

la piramide della consapevolezza (1)

Piramide della consapevolezza: come utilizzarla per la tua attività

Hai un’azienda o un’attività in proprio o magari sei un professionista e ti capita di chiederti quali siano i processi che portano i clienti a scegliere un competitor piuttosto che te? Probabilmente è tutta colpa della piramide della consapevolezza!

I clienti, infatti, correlano emozioni positive ai brand verso i quali provano fiducia e questo spesso consente di orientare le loro scelte, presenti e future.

Dunque, la comprensione del modo in cui un cliente si relaziona nei confronti delle varie aziende potrebbe fare la differenza in termini di aumento dei clienti, o della loro fedeltà nei tuoi confronti.

Ed è proprio qui che entra in gioco la piramide della consapevolezza: grazie ad essa, possiamo identificare quali sono le emozioni che i clienti, attuali o potenziali, provano nei confronti dei tuoi prodotti e servizi.

Oggi scopriremo insieme come puoi utilizzare questa piramide per fidelizzare i clienti.

Piramide della consapevolezza: cos’è

Possiamo definire la piramide della consapevolezza come una sorta di percorso; in questo percorso, guideremo i consumatori da un primo livello, in cui il consumatore stesso non ci conosce, fino all’ultimo livello, in cui il consumatore risulta fidelizzato.

Si tratta, insomma, di un funnel che ha l’obiettivo di dirigere ed orientare le scelte dei consumatori.

Non esiste una versione unica della piramide della consapevolezza ma, indipendentemente dalle varie versioni proposte, possiamo individuare degli step fondamentali, che coincidono con i cinque livelli di consapevolezza di Schwartz:

  1. Unawere
  2. Problem Aware
  3. Solution Aware
  4. Product Aware
  5. Most Aware

Nella prima fase, ossia Unaware, il consumatore non conosce i prodotti che hai da offrire e, probabilmente, non ha neanche consapevolezza del problema. Consapevolezza che interviene al secondo step, quello del Problem Aware, quando il consumatore riscontra il problema e ne diviene consapevole.

La terza frase, la Solution Aware, coincide invece con la scoperta che esiste una soluzione alla problematica riscontrata; in questo step, comunque, il consumatore non ha ancora percezione di come la tua azienda potrebbe risolvere i suoi problemi.

Il penultimo step, il Product Aware, riguarda la consapevolezza che il consumatore acquisisce circa il tuo brand, oltre che in merito alle soluzioni al suo problema che sei in grado di offrire. Ma in questa fase, il potenziale cliente non ha ancora deciso se sceglierti o meno.

Se gli proporrai l’offerta migliore, allora il consumatore diventerà tuo cliente ed entrerà nell’ultimo step, quello denominato come Most Aware: in questa fase, il consumatore si trasformerà in cliente ed acquisterà il tuo prodotto.

La piramide della consapevolezza, insomma, segue il consumatore step by step, attraverso le fasi che gli permettono di sviluppare una relazione con il tuo brand.

Come utilizzarla per fidelizzare i clienti

Cerchiamo adesso di capire come puoi sfruttare la piramide della consapevolezza come strumento di fidelizzazione dei tuoi clienti, oltre che come tecnica per trasformare i contatti in clienti paganti.

Ovviamente, tutto dipende anche dalla fase della piramide in cui il consumatore si trova.

Infatti, se il potenziale cliente si trova in una fase iniziale, dovremo utilizzare una comunicazione differente rispetto a quella utilizzata con un cliente che si trova ad un livello di consapevolezza elevato, al quale dovremo fare la nostra migliore offerta.

In linea generale, per i consumatori che si trovano ai primi step della piramide della consapevolezza, sarà necessario concentrarsi sul potenziamento della brand awareness. In questo modo, i consumatori acquisiranno consapevolezza e inizieranno a conoscere la tua azienda.

Via via che il consumatore procede all’interno della piramide della consapevolezza, dovrai mostrargli che il tuo prodotto è superiore rispetto a quello dei competitors.

Ricorda, infine, che le fasi finali della piramide della consapevolezza saranno quelle che faranno la differenza; se vuoi che il potenziale cliente scelga te, dovrai essere convincente e giocarti al meglio la tua USP.

Vuoi qualche consiglio pratico su come applicare la piramide della consapevolezza al tuo caso, per aumentare i tuoi clienti e fidelizzare quelli appena acquisiti? Contattaci subito, siamo qui per darti una mano!

Laura Caracciolo, Social Media Manager

LinkedIn tutti i termini da conoscere per sfruttarlo al meglio

LinkedIn: tutti i termini da conoscere per sfruttarlo al meglio

LinkedIn è un Social Media diverso da tutti gli altri: ti permette di entrare in connessione con professionisti del tuo stesso settore ma anche di relazionarti con aziende affini con le quali instaurare delle proficue relazioni commerciali.

Eppure, se non conosci bene LinkedIn o se hai iniziato ad usarlo da poco, alcuni termini potrebbero sembrarti un po’ ostici.

Dunque, se sei una new entry su questa piattaforma ma vuoi comunque imparare a padroneggiarla al meglio per potenziare la tua attività o le tue connessioni professionali, sei nel posto giusto: analizzeremo insieme tutti i termini che devi assolutamente conoscere per sfruttare le potenzialità di LinkedIn.

Terminologia base: Profilo, connessioni, feed

Il primo termine da conoscere quando si inizia ad utilizzare LinkedIn è “profilo”; si tratta, in sostanza, della tua pagina, dove sono contenute le informazioni visibili agli altri utenti. Il tuo profilo LinkedIn è una sorta di curriculum che ti permette di mostrare la tua storia professionale.

Se hai un’azienda, devi aprire anche una pagina aziendale: si tratta del profilo specifico pensato per condividere informazioni aziendali, prodotti e notizie. Un’adeguata e curata pagina aziendale è molto utile anche per incrementare la brand awareness della tua azienda.

Passiamo adesso alle connessioni: si tratta delle persone che fanno parte della tua rete LinkedIn. Per fare un paragone con altri Social Media e capirci meglio, possiamo considerare le connessioni LinkedIn come l’equivalente degli amici su Facebook.

Puoi vedere tutti gli aggiornamenti ed i post condivisi dalla tua rete sul feed, che rappresenta l’insieme dei contenuti condivisi dalle tue connessioni.

All’interno del feed puoi anche vedere i post sponsorizzati, ossia tutti gli annunci per i quali le aziende hanno pagato.

Termini LinkedIn e lavoro: recruiter, competenze e conferme

LinkedIn, lo accennavamo, non è un Social come gli altri: grazie a questa piattaforma, è anche possibile trovare delle opportunità di lavoro.

Questo perché alcune aziende incaricano dei recruiter, ossia dei reclutatori, per la ricerca di nuovi dipendenti o collaboratori con cui avviare un rapporto di lavoro.

Un recruiter può pubblicare offerte di lavoro o contattare direttamente gli utenti che ritiene interessanti ed in linea con quanto ricercato dall’azienda.

Nella scelta dei recruiter avranno importanza le competenze e le conferme mostrate sui profili: i componenti della tua rete (magari colleghi o persone che hanno collaborato con te) possono infatti lasciare una sorta di feedback che confermi che le tue competenze sono reali.

Funzionalità aggiuntive: LinkedIn Pulse ed InMail

Se vuoi distinguerti dalla massa e se vuoi farti notare, oltre che per il tuo profilo e per le tue competenze, uno dei termini che devi assolutamente conoscere è LinkedIn Pulse.

Si tratta, in sostanza, della sezione blog di LinkedIn, che permette agli iscritti di postare dei blog post che possono avere un massimo di 125.000 caratteri.

E c’è un plus che ti farà apprezzare LinkedIn Pulse: la sezione potrà aumentare la tua visibilità in quanto i contenuti presenti su Pulse vengono indicizzati dai motori di ricerca.

Questo significa che coloro che ricercheranno sui motori di ricerca le parole chiave da te utilizzate, potranno trovare il tuo blog post su Pulse anche se non sono attualmente connessi con te su LinkedIn.

Si tratta, insomma, di un’opportunità in più per aumentare la tua visibilità.

Infine, l’ultimo termine da conoscere se hai iniziato ad utilizzare LinkedIn e vuoi sfruttarlo al meglio è InMail.

Non lo abbiamo ancora detto, ma LinkedIn non consente di inviare messaggi agli utenti se non fanno parte della tua rete.

InMail è una funzione premium che consente agli abbonati di inviare messaggi anche a profili con i quali non si è ancora stabilità una connessione.

Hai ancora qualche dubbio su LinkedIn e sul suo utilizzo ottimale per aziende e professionisti? Allora contattaci subito senza impegno.

Laura Caracciolo, Social Media Manager

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